Roberto Mancini non è più l’allenatore della nazionale italiana di calcio. Il tecnico di Jesi ha rassegnato le sue dimissioni alla Figc dopo cinque anni alla guida degli azzurri. Una scelta arrivata a sorpresa, a meno di un anno dall’inizio degli Europei, con due gare di qualificazione in programma a settembre e con la recente nomina a responsabile delle Nazionali Under 21 e Under 20. Mancini ha parlato di scelta personale e, al momento, non risultano altre versioni ufficiali e nemmeno si conosce il prossimo Ct. Il nome più in voga è quello di Luciano Spalletti, fresco vincitore dello scudetto con il Napoli. Più lontano, invece, il possibile ritorno di Antonio Conte.
Nel frattempo, però, proviamo a ripercorrere i cinque anni da commissario tecnico di Mancini. Quali sono stati i suoi punti più alti?
Roberto Mancini e la nazionale: il bilancio
37 vittorie, 15 pareggi e 9 sconfitte: questi sono i numeri di Mancini alla guida della nazionale. Cinque anni fa, il suo esordio ufficiale con la Nazionale, da Commissario Tecnico: era il 28 maggio 2018 e a San Gallo (Svizzera) l’Italia superava 2-1 in amichevole l’Arabia Saudita con i gol di Mario Balotelli e Andrea Belotti. Era una nazionale distrutta dalla mancata qualificazione al Mondiale in Russia, frutto dell’eliminazione ai playoff con la Svezia. Mancini, che arrivava dall’esperienza con lo Zenit San Pietroburgo, in nazionale ci era già stato come calciatore. Un’esperienza condita da 36 presenze e 4 reti, senza mai brillare particolarmente. In panchina, come allenatore di club, poteva invece vantare 13 trofei (4 campionati tra Inter e Manchester City e 9 coppe nazionali tra Inter, Fiorentina, Manchester City e Galatasaray).

Quella firma del maggio 2018 fu l’inizio di un percorso che ha conosciuto alti e bassi. Di certo, la nazionale di Mancini può fregiarsi del record di 37 gare senza sconfitte. La striscia positiva più lunga della storia della nazionale. Gli azzurri in passato si erano fermati a 35 tra il 1993 e il 1996.
La gioia dell’Europeo
Il punto più alto alla guida della nazionale, però, al di là delle statistiche, Mancini lo ha raggiunto la sera dell’11 luglio 2021 a Wembley. Battendo l’Inghilterra padrona di casa ai rigori gli azzurri si sono laureati campioni d’Europa per la seconda volta nella storia. Una cavalcata incredibile, con alla guida il tecnico marchigiano. Prima il filotto nel girone, battendo Turchia, Galles e Svizzera. Poi la faticosa vittoria agli ottavi, 2-1 all’Austria. E ancora l’emozionante quarto di finale contro il Belgio, vinto 2-1 con i gol di Barella e Insigne. A quel punto l’Italia, non data di certo tra le favorite alla vigilia, ha iniziato a sognare l’impresa. Impresa che prende forma dal dischetto. Servono, infatti, i rigori per battere la Spagna in semifinale, dopo l’1-1 dei tempi regolamentari, e per superare l’Inghilterra nell’atto conclusivo. Un trionfo contro ogni aspettativa, che rappresenta il punto più alto del Mancini commissario tecnico.
L’amaro Mondiale in Qatar
Se a Mancini va dato il merito di aver ricostruito la nazionale dalle macerie post Russia 2018, allo stesso tempo si può imputare un’altra mancata qualificazione. Al Mondiale in Qatar l’Italia, com’è noto, ha fatto da spettatrice, eliminata ancora una volta ai playoff. Questa volta a far piangere gli azzurri è stata la Macedonia del Nord, corsara a Palermo con gol di Trajkovski. Un risultato estremamente negativo da cui Mancini era ripartito per costruire una nuova generazione azzurra. Un lavoro che, però, ha lasciato a metà.