25 aprile, tutto quel che bisogna sapere sulla Festa della Liberazione

Il 25 aprile è una festa nazionale, simbolo della Resistenza, della lotta partigiana condotta dall’8 settembre 1943. Ecco altre curiosità

Oggi, in Italia, è il 25 aprile, giorno in cui celebriamo la Liberazione dal nazifascismo. Anche se l’occupazione tedesca e fascista non è finita in un solo giorno, il 25 aprile è un simbolo importante.

Nel 1945, coincideva con l’inizio della ritirata delle truppe naziste e fasciste da Torino e Milano, dopo la ribellione della popolazione e l’organizzazione dei partigiani per riprendere il controllo delle città.

La decisione di rendere il 25 aprile la Festa della Liberazione è stata presa nel 1946 con un decreto del governo italiano provvisorio guidato da Alcide De Gasperi.

La data è stata poi confermata nel 1949 con una legge presentata da De Gasperi e da allora, il 25 aprile è stato un giorno festivo in Italia, insieme alle domeniche, al primo maggio, al Natale e al 2 giugno, festa della Repubblica.

Anche se la guerra non è finita esattamente il 25 aprile 1945, quel giorno rappresenta comunque un momento cruciale nella storia italiana.

Tutto quello che c’è da sapere sul 25 aprile, Festa della Liberazione

Anche in altri paesi europei, la fine dell’occupazione durante la Seconda guerra mondiale è commemorata, ma in date diverse: Paesi Bassi e Danimarca il 5 maggio, la Norvegia l’8 maggio, la Romania il 23 agosto. Anche in Etiopia, il 5 maggio si celebra la festa della Liberazione, ma in questo caso per ricordare la fine dell’occupazione italiana nel 1941.

Prima del 25 aprile, nel 1945, c’erano diverse decine di migliaia di persone, principalmente partigiani, che combattevano contro l’occupazione tedesca e la repubblica di Salò nell’Italia settentrionale, con una discreta organizzazione militare.

Partigiani che sfilano per le vie di Milano il 25 aprile 1945
Partigiani che sfilano per le vie di Milano il 25 aprile 1945 – Wikimedia Commons @PubblicoDominio – Newsby.it

A sud della Pianura Padana, nel marzo del 1945, c’erano numerosi soldati occupanti che cercavano di resistere all’offensiva finale degli Alleati, intensificatasi a partire dal 9 aprile, lungo un fronte più o meno parallelo alla via Emilia.

L’offensiva fu un successo grazie alla superiorità di uomini e mezzi degli attaccanti e al generale sentimento di sfiducia e inevitabilità della sconfitta tra i soldati tedeschi e i repubblichini.

Il 10 aprile, il Partito Comunista diffuse la “Direttiva n. 16”, dicendo che era giunto il momento di “scatenare l’attacco definitivo”; sei giorni dopo, il CLNAI emanò istruzioni simili per un’insurrezione generale.

I partigiani avviarono attacchi verso i centri urbani, come Bologna, che fu attaccata il 19 aprile e liberata definitivamente con l’aiuto degli Alleati il 21.

Il 24 aprile 1945, gli Alleati superarono il Po, e il 25 aprile i soldati tedeschi e della repubblica di Salò iniziarono a ritirarsi da Milano e Torino.

A Milano, uno sciopero generale era stato proclamato il giorno precedente, annunciato alla radio “Milano Libera” da Sandro Pertini, futuro presidente della Repubblica, allora partigiano e membro del CLN.

Le fabbriche furono occupate e presidiate e la tipografia del Corriere della Sera venne utilizzata per stampare i primi fogli che annunciavano la vittoria. La sera del 25 aprile, Benito Mussolini lasciò Milano per dirigere verso Como, ma sarebbe stato catturato dai partigiani due giorni dopo e ucciso il 28 aprile.

Nei giorni successivi al 25 aprile, i partigiani continuarono ad affluire a Milano, sconfiggendo le residue e limitate resistenze. Una grande manifestazione di celebrazione della liberazione si svolse il 28 aprile, mentre gli americani arrivarono nella città il primo maggio.

I giornali italiani del 25 aprile 1945 diedero grande risalto all’evento: non solo l’Unità e Il Popolo, giornali ufficiali del Partito Comunista e della Democrazia Cristiana nelle zone liberate, ma anche il Corriere della Sera, che aveva avuto stretti legami con il regime durante il ventennio fascista.

Il 26 aprile, il Corriere pubblicò una sorta di “numero unico” con la testata Il Nuovo Corriere, sotto la direzione temporanea di Mario Borsa, giornalista antifascista scelto dal CLN.

Solo i titoli di prima pagina della Stampa del 26 aprile non menzionarono i combattimenti nell’Italia settentrionale, ma si concentrarono sulla “fanatica resistenza” dei soldati tedeschi in Germania, dove controllavano solo alcuni quartieri di Berlino.

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