In Iraq, in queste ore, sono in corso pesantissime proteste contro i roghi del Corano in Svezia, come quello avvenuto a Stoccolma ormai 3 settimane fa e un altro previsto per la giornata di domani: l’ambasciata svedese a Baghdad è stata data alle fiamme prima dell’alba nel corso di una manifestazione organizzata dai sostenitori del leader religioso Moqtada Sadr. La tensione che sta montando promette pesanti ripercussioni anche tra i due paesi, con l’Iraq che minaccia di rompere le relazioni con la Svezia nel caso in cui vengano autorizzati altri roghi del Corano. Questi episodi, però, sono solo la punta dell’iceberg di una situazione complicata che dura da anni e che sembra peggiorare sempre di più.
Quando i testi sacri bruciano, gli episodi del passato e l’aumento delle tensioni
Le relazioni tra Iraq e Svezia continuano ad essere complicate per via dei continui roghi del Corano a Stoccolma (un altro è previsto per la giornata di domani), ma a bruciare non è solo il libro sacro dei musulmani: lo scorso 14 luglio la polizia, sempre nella capitale svedese, ha dato l’autorizzazione a bruciare una Torah e una Bibbia cristiana nel corso di una manifestazione in nome della “libertà di espressione”.
Questo episodio ha innescato una serie di dure risposte, tra le quali ci sono quelle del rabbino capo israeliano David Lau, il quale ha chiesto ufficialmente al premier svedese di impedire tale gesto, e quella del capo di Stato d’Israele Isaac Herzog, il quale al Times of Israel ha dichiarato: “Condanno totalmente il permesso concesso dalla Svezia a bruciare libri sacri. Come presidente dello stato d’Israele, condanno il rogo del Corano, sacro ai musulmani di tutto il mondo, e ora sono rattristato dal fatto che lo stesso destino attenda una Bibbia ebraica, l’eterno libro del popolo ebraico”. Anche il presidente Netanyahu ha commentato l’episodio su Twitter dichiarando che quella della polizia svedese è “una decisione vergognosa”.

Quelli delle ultime settimane, però, non sono i primi casi del genere, dove l’odio verso le religioni porta a questo tipo di episodi: nel 2012, in Egitto, un predicatore di nome Ahmed Abdallah è stato denunciato per aver bruciato la Bibbia durante l’assalto all’ambasciata Usa del Cairo. L’uomo si è poi difeso dichiarando: “Il cristianesimo è pagano e blasfemo. Non esiste sulla faccia della terra un libro divino chiamato Bibbia”.
In Belgio, invece, nel 2020 cinque estremisti di destra, appartenenti a un partito che aveva già compiuto lo stesso gesto in Svezia, hanno minacciato di bruciare il Corano in piazza, ma sono stati espulsi dal paese prima di mettere in pratica le loro intenzioni, le quali comprendevano anche attentati contro i musulmani.
Nel 2016 un gruppo di palestinesi ha dato fuoco ad alcune pergamene della Torah in un avamposto vicino all’insediamento di Karmei Tzur in Cisgiordania. In quest’episodio non ci sono stati feriti, ma i rotoli sono stati gravemente danneggiati. All’epoca Il primo ministro Benjamin Netanyahu aveva promesso che Israele avrebbe rintracciato e assicurato alla giustizia i sospetti piromani palestinesi.
Non solo i libri sacri: nel 2018 in Cile due chiese cattoliche, la parrocchia dei Carabineros e de La Asuncion a Santiago del Cile, sono state oggetto di attacchi incendiari nel giorno in cui alcuni manifestanti erano scesi in piazza per ricordare l’anniversario dei moti sociali del 2019.
La tensione tra gli estremisti delle varie religioni continua a crescere, così come i roghi dei testi sacri, ma il tutto rischia di esplodere in qualcosa di molto più grande e le istituzioni, invece di reprimere tali gesti, continuano ad alimentare questi fuochi.