Mancini è il nuovo CT dell’Arabia Saudita: successi e delusioni in carriera

A due settimane dal discusso addio all’Italia, Roberto Mancini è stato ufficialmente nominato nuovo CT dell’Arabia Saudita. Sarà la seconda Nazionale allenata in carriera. Ripercorriamo successi e delusioni del tecnico marchigiano

Immagine | Ansa @Claudio Giovannini - Newsby.it
Newsby Marco Garghentino 28 Agosto 2023

Mancava soltanto l’ufficialità e nelle scorse ore è arrivata pure quella. Roberto Mancini è il nuovo Commissario Tecnico dell’Arabia Saudita, Nazionale di cui rileva la guida a due settimane dal suo discusso addio all’Italia.

Per l’ex CT azzurro inizia così una nuova avventura in una carriera da allenatore che lo ha visto protagonista di successi inaspettati, ma anche di cocenti delusioni.

Su tutte quella di non essere riuscito a riportare l’Italia al Mondiale nel 2022, missione per cui era stato scelto dalla FIGC dopo l’addio di Gian Piero Ventura (altro CT che fallì la qualificazione mondiale, ndr) e il brevissimo interregno ad interim di Lugi Di Biagio.

Dall’Italia all’Arabia Saudita

28 maggio 2018 – 13 agosto 2023. Alfa e omega dell’avventura di Roberto Mancini come Commissario Tecnico dell’Italia.

L’esperienza dell’allenatore marchigiano sulla panchina azzurra è durata 5 anni, nel corso dei quali l’Italia ha potuto festeggiare la vittoria di un Europeo davvero inaspettato nell’estate del 2021, ma ha anche dovuto leccarsi le ferite per aver mancato per la seconda volta consecutiva la qualificazione alla fase finale di un Mondiale.

 

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Dopo essersi laureati Campioni d’Europa nella finale vinta ai calci di rigore contro l’Inghilterra a Euro 2020 (competizione posticipata e giocata nel 2021 a causa della pandemia di Covid-19, ndr), gli Azzurri a Qatar 2022 non hanno preso parte, dopo essere stati eleminati dalla Macedonia del Nord nella semifinale dei playoff di qualificazione.

Una debacle clamorosa e che ha lasciato un forte amaro in bocca a tutto il movimento calcistico italiano, portando a valutare come dolce-amara l’esperienza di Mancini come CT dell’Italia.

Il tecnico marchigiano negli ambienti azzurri sarà, infatti, ricordato sia come il condottiero che è riuscito a portare l’Italia sul tetto d’Europa che come lo stesso generale che ha fallito poi l’accesso al Mondiale.

Un obiettivo che ora proverà a centrare con l’Arabia Saudita, Nazionale che a Qatar 2022 era invece presente e che sotto la guida dell’allora CT Hervé Renard è riuscita a togliersi la grande soddisfazione di battere 2-1 l’Argentina di Lionel Messi (poi vincitrice del torneo, ndr) alla prima giornata (l’Arabia Saudita ha poi perso le due gare successive contro Polonia e Messico, venendo eliminata nella fase a gironi, ndr).

Mancini ora è stato chiamato per provare a fare meglio, ma, per poterlo fare, dovrà prima riuscire a far qualificare l’Arabia Saudita al Mondiale in programma nel 2026 negli Stati Uniti d’America, Messico e Canada.

Una corsa che l’ex CT azzurro inizierà il prossimo 16 novembre, quando l’Arabia Saudita sarà impegnata nel primo match di qualificazione al prossimo Mondiale contro una tra Cambogia e Pakistan (due Nazionali che si sfideranno l’una contro l’altra a ottobre nella prima fase delle qualificazioni dell’AFC, la Confederazione Asiatica del Calcio, ndr).

Il suo debutto ufficiale Mancini lo farà, invece, già l’8 settembre, in occasione dell’amichevole organizzata al St. James’ Park di Newcastle tra l’Arabia Saudita e la Costa Rica.

“In questi giorni ho ricevuto una manifestazione di piena fiducia sulla mia persona e di apprezzamento del lavoro svolto in questi anni dalla Saudi Arabia Football Federation che mi ha scelto per il prestigioso incarico di Head Coach della National Team, e che ringrazio nella persona del Presidente Yasser Al Misehal. Sono entusiasta di aver accettato questo nuovo progetto che si fonda sulla condivisione della visione strategica di crescita del settore calcistico e in particolare del mondo dei giovani a cui tengo da sempre. Questo incarico è un riconoscimento del valore attribuito al calcio italiano e anche in questa esperienza porterò con orgoglio la nostra italianità nel Mondo”.

Questo il messaggio social con il quale Mancini ha annunciato il suo approdo sulla panchina dell’Arabia Saudita, dove dovrebbe restare almeno fino al 2027 (il tecnico avrebbe firmato un contratto quadriennale da 25 milioni di euro netti all’anno, sebbene il diretto interessato abbia smentito tali cifre all’agenzia di stampa Adnkronos, ndr).

Un nuovo capitolo di una carriera che lo ha visto impegnato soprattutto come allenatore di club.

Successi e delusioni per il Mancini allenatore

Considerato uno dei numeri 10 più talentuosi del calcio italiano degli anni ’80 e ’90, nei quali con le maglie di Sampdoria e Lazio è riuscito a vincere soprattutto due Scudetti, due Coppe delle Coppe e una Coppa UEFA (oltre che a partecipare a una finale di Champions League, allora Coppa dei Campioni, persa in finale contro il Barcellona, ndr), Roberto Mancini ha iniziato la sua carriera da allenatore nel 2000, come vice di Sven-Göran Eriksson alla Lazio.

Una prima esperienza nella quale contribuì alla conquista da parte dei Biancocelesti di una Supercoppa Italiana e che gli valse come trampolino di lancio per il passaggio alla Fiorentina l’anno successivo.

Roberto Mancini rappresenta l'Italia in conferenza stampa
Immagine | Epa @Domenic Aquilina – Newsby.it

A Firenze il primo incarico da capo allenatore. La Viola la prima squadra che Mancini riuscì a condurre in prima persona alla conquista di un trofeo: la Coppa Italia.

Nel 2002 il ritorno alla Lazio, con cui centrò un quarto posto in campionato e la conseguente qualificazione alla Champions League, oltre che una semifinale di Coppa Italia e una ancor più prestigiosa di Coppa UEFA.

Nel 2004 il secondo trofeo da allenatore. Ancora una Coppa Italia, questa volta con la Lazio, accompagnata da un sesto posto in campionato.

Di qui il passaggio all’Inter, società che scommise su di lui per provare a riportare sulla sponda nerazzurra di Milano uno Scudetto che mancava dal 1989.

Obiettivo centrato, complice anche la squalifica e la retrocessione della Juventus in Serie B per il caso Calciopoli.

Con Mancini in panchina l’Inter vinse 3 Scudetti, 2 Coppe Italia e 2 Supercoppe Italiane.

Decisamente più deludente la sua seconda esperienza in Nerazzurro, dove tornò nella stagione 2014/15 come sostituto dell’esonerato Walter Mazzarri, chiudendo il campionato all’ottavo posto e fuori dalle coppe europee.

L’anno successivo si concluse, invece, con un quarto posto finale in classifica, il quale all’epoca garantiva l’accesso all’Europa League, prima del definitivo addio all’Inter nel 2016.

Nel mezzo, due esperienze all’estero.

La prima in Inghilterra, dove nel 2009 Mancini approdò sulla panchina del Manchester City, riuscendo a portare gli Sky Blues prima a un quarto e poi a un terzo posto in classifica.

Nel 2011 la vittoria della FA Cup (35 anni dopo l’ultima volta per il club, ndr) e nel 2012 uno storico successo in Premier League, centrato all’ultimo secondo dell’ultima giornata di campionato grazie a un leggendario goal di Sergio Aguero su assist di Mario Balotelli.

Il Community Shield 2013 l’ultimo trofeo vinto da Mancini con i Citizens, prima dell’esonero e del passaggio in Turchia, al Galatasaray.

Una seconda esperienza estera sicuramente più deludente della prima, visto che con una delle squadre più gloriose di Istanbul Mancini riuscì a conquistare solamente una Coppa di Turchia e una qualificazione alla Champions League. Troppo poco per essere riconfermato.

L’ultima esperienza a livello di club l’ha poi vissuta in Russia, allo Zenit San Pietroburgo, squadra con la quale non è riuscito però a vincere nessun trofeo tra il 2017 e il 2018.

Il suo più grande successo da allenatore resta l’Europeo vinto con l’Italia nel 2021.

La delusione più grande la mancata qualificazione al Mondiale.

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