Barriere coralline: cosa sono e perché sono così importanti per l’ambiente

Le barriere coralline sono tra gli ecosistemi marini più importanti: esse ospitano una varietà di forme di vita animale e vegetale ricchissima

Foto | Unsplash @ QUI NGUYEN - Newsby.it
Newsby Giulia De Sanctis 4 Settembre 2023

Quello delle barriere coralline è tra gli ecosistemi più biodiversi del Pianeta perché ospita ben il 25% delle specie marine conosciute.

Il fatto che sia un punto di concentrazione di diversità biologica la rende una risorsa molto utile non solo per le forme di vita animale che la popolano, ma anche dall’essere umano che ne beneficia sia dal punto di vista alimentare tramite la pesca, che economico grazie anche al potenziale attrattivo turistico.

Purtroppo però, come molti altri ecosistemi del Pianeta, anche le barriere coralline sono minacciate dal riscaldamento climatico, dall’inquinamento e dalla pesca massiva. Ma che cos’è una barriera corallina e quante ne esistono al mondo? Scopriamolo insieme!

Che cosa sono le barriere coralline e come si formano

Le barriere coralline sono ecosistemi costituiti da formazioni rocciose biogeniche, cioè da substrati di calcare che sono il risultato della deposizione del minerale da parte di organismi viventi nel corso della loro vita.

Barriera corallina
Foto | Unsplash @Francesco Ungaro – Newsby.it

Sedimentazione degli scheletri calcarei dei coralli, colonie di migliaia di piccoli animali invertebrati come i polipi. L’esoscheletro di carbonato di calcio rende questi animali marini sessili, cioè perennemente ancorati a un substrato e, insieme alle alghe coralline e ad altri animali – anch’essi con scheletri di carbonato di calcio – formano le cosiddette barriere.

La riproduzione dei coralli segue la via sessuata che quella asessuata: gli individui adulti possono essere ermafroditi oppure solo maschi o solo femmine.

A seconda delle condizioni di partenza, avremo l’una o l’altra via riproduttiva. La riproduzione sessuata è sicuramente quella più complessa e la fecondazione può essere sia esterna che interna all’animale.

Nel primo caso, gli individui femminili depongono le uova in acqua in sincrono con la diffusione di sperma da parte degli individui maschili: ciò avviene in determinati periodi dell’anno – generalmente in primavera – e con cicli di marea poco accentuati in modo da favorire l’incontro tra uova e sperma e da garantire lo sviluppo larvale a determinate temperature.

Le planule (larve) inizialmente sono attratte dalla luce, quindi nuotano in superficie in balia delle correnti oceaniche per giorni o settimane prima di trovare una barriera corallina su cui stabilirsi e crescere.

Nel caso della fecondazione interna, invece, la sola gestazione può richiedere giorni o settimane, dopodiché si ha lo sviluppo di una planula.

Possiamo trovare coralli in tutti gli oceani della Terra, sia a temperature tropicali che in acque molto fredde, ma tuttavia questi costruiscono vere e proprie barriere solo nei mari caldi e poco profondi dei tropici.

Tra i più famosi e grandi sistemi corallini del Pianeta, vi sono la Grande Barriera Corallina australiana lunga circa 2.300 km e situata al largo delle coste dello stato del Queensland. È costituita da 3000 sistemi di barriere e dal 1981 fa parte del Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO.

Dal punto di vista della biodiversità, con oltre 6000 specie di pesci, le più ricche si trovano nel cosiddetto Triangolo del Corallo, una regione marina situata a largo del sud-est asiatico.

Altri tipi di sistemi corallini che circondano le isole si trovano ad esempio alle Maldive e ai Caraibi – per esempio nell’arcipelago delle Bahamas – o nella baia dell’isola giapponese Tsushima.

Barriere coralline di grandi dimensioni, oltre alla già citata australiana, sono quella mesoamericanache si estende per 1000 km dalla punta dello Yucatan (Messico) alla baia dell’Honduras. La barriera si estende quasi 1.126 km ed è Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO dal 1996.

Il Belize Barrier Reef, nel Mar dei Caraibi, si estende da Ambergris Caye nel nord alle Cayes Sapodilla nel sud e questa barriera corallina è protetta dal programma UNESCO.

La Barriera Corallina di Apo, nelle Filippine, è lunga 800 km e copre 67,877 acri al largo della costa dell’isola di Mindoro, circondata da una foresta di mangrovie.

Quella più vicina all’Europa si trova nel Mar Rosso, in Egitto, la quale si trova al largo delle coste e il 10% delle 1200 specie che si trovano in questa barriera corallina sono uniche di questa zona.

Esistono delle barriere coralline nel Mediterraneo?

Non esistono barriere coralline nel Mediterraneo, anche se nel 2019 un team di scienziati dell’Università di Bari ha trovato una scogliera corallina al largo di Monopoli.

Scogliera corallina di Monopoli, in Puglia
Foto | @ScientificReports – Newsby.it

Una barriera corallina differisce da una scogliera principalmente per due aspetti: il primo è la profondità alla quale si trova e il secondo riguarda la simbiosi tra i polipi e alghe fotosintetiche.

Per quanto riguarda il primo aspetto citato, una barriera corallina è normalmente situata a profondità molto basse, quasi affiorante dall’acqua, mentre la scogliera rinvenuta in Puglia, ad esempio, si trovava a oltre 30 metri di profondità.

L’aspetto delle relazioni di simbiosi con le zooxantelle, alghe fotosintetiche fonte di ossigeno per i polipi dei coralli, è legato – anche – alla profondità.

Nelle barriere coralline, infatti, tale simbiosi è resa fruttuosa dalla presenza di luce solare che colpisce le alghe a profondità contenute e permette loro di trasformarla in sostanze nutritive e molecole di ossigeno in cambio di anidride carbonica prodotta dai polipi.

Non solo, grazie all’attività fotosintetica delle microalghe, i coralli assumono il tipico aspetto variopinto. Nelle scogliere di madrepore – l’ordine di coralli che compone anche le barriere – questa relazione tra organismi non esiste perché la luce non arriva a tali profondità.

Come detto sopra, le barriere coralline formano uno degli ecosistemi più importanti per la vita subacquea e, tra i servizi ecosistemici che offrono c’è la protezione delle aree costiere dalla potenza delle onde che colpiscono la costa,  grazie al fatto di costituire – come suggerisce il nome – una barriera fisica a queste.

Le creste delle barriere coralline sono in grado di ridurre l’energia cinetica delle onde del 97%, scongiurando in alcuni casi gli effetti devastanti degli tsunami.

Oltre a ciò costituiscono l’habitat di specie che costituiscono l’alimentazione di più di 500 milioni di persone in tutto il mondo quali pesci, molluschi, ricci di mare e anche spugne, e di conseguenza l’occupazione di chi opera nel settore della pesca.

Infine, proteggono le foreste di mangrovie e le praterie di alghe che sono la principale risorsa nutrizionale per gli animali marini delle zone tropicali.

Le principali minacce

La principale causa di scomparsa delle barriere coralline sembra essere legata ai cambiamenti climatici e all’inquinamento: il bleaching, cioè lo sbiancamento dei coralli (fenomeno che consiste nell’espulsione delle Zooxantelle dai tessuti del corallo stesso) è la conseguenza di un forte stress dovuto proprio al riscaldamento delle acque circostanti, associato al progressivo cambiamento del clima globale e anche all’azione combinata della massiccia attività antropica.

esempio di "bleaching" dei coralli
Foto | Unsplash @Naja Bertolt Jensen – Newsby.it

Anche le attività costiere, di deforestazione dei mangrovieti e delle foreste pluviali sono un problema, poiché determinano un apporto eccessivo di sedimenti e nutrienti nelle acque oceaniche, spesso accompagnato da fenomeni di inquinamento chimico.

Da non sottovalutare poi la brutta abitudine di prelevare in natura i coralli tropicali per farne dei souvenir. Inoltre, uno dei problemi delle barriere coralline è il tempo che i coralli impiegano per riprendersi dai danni, infatti molti di essi crescono pochi centimetri l’anno.

Alcuni ricercatori però hanno trovato un modo per riparare le barriere coralline: i coralli per ricrearsi devono essere attaccati a un substrato solido e devono ricevere un flusso d’acqua continuo, in questo modo i ricercatori hanno costruito dei piccoli telai in acciaio a cui erano attaccati i frammenti di coralli vivi. Questi telai in acciaio, detti stelle della barriera corallina, hanno portato ad un aumento della crescita dei coralli.

Fortunatamente oggi ci sono molte associazioni e campagne che si occupano della salvaguardia di questi meravigliosi mondi sottomarini e dei loro abitanti.

Tra queste, importante è l’impegno di Friend of the Sea® nella protezione dei coralli con il progetto Save the Corals promuovendo pratiche di pesca e di acquacoltura sostenibili attraverso precisi standard da rispettare che permettono di limitare l’impatto della pesca sulle barriere coralline.

Inoltre, un altro progetto importante riguarda la certificazione per i solari, infatti molte creme solari danneggiano i coralli portandoli all’infertilità e al bleaching. 

Lo standard di certificazione di Friend of the Sea Reef Safe Sunscreen certifica solo i solari che non contengono sostanze tossiche per i coralli e altre creature marine. 

Impostazioni privacy