Totò, 125 anni fa nasceva il principe della risata: 10 film da rivedere
Quando si pensa alla comicità, tra i nomi italiani che tornano in mente c'è sicuramente il suio: ecco 10 film di Totò da rivedere

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Antonio Griffo Focas Flavio Angelo Ducas Comneno Porfirogenito Gagliardi De Curtis di Bisanzio. Il suo nome è composto da tredici parole, ma con sole quattro lettere è entrato nell’olimpo della comicità italiana. Totò nasceva 125 anni fa a Napoli, all’età di 35 anni fu adottato dal marchese Francesco Maria Gagliardi Focas di Tertiveri e poi dal pubblico del cinema. In dieci film è possibile rivedere in azione il “Principe della risata”.
I film di Totò: Guardie e ladri (1951)
Diretto da Mario Monicelli e Steno, “Guardie e ladri” è una commedia che si inserisce nella corrente neorealista ed è l’opera più importante della collaborazione tra i due registi. Sicuramente è anche uno dei migliori film di Totò, la prima in un ruolo drammatico e apprezzata come prove attoriale tra le sue più efficaci.
La trama vede il ladro Ferdinando Esposito (Totò) vivere nel secondo dopoguerra: sfugge a una guardia che lo deve ricatturare, pena la perdita del posto. Dopo vari inseguimenti, i due finiscono per diventare amici scoprendo di avere molti problemi che li accomunano. Tra i vari premi che vinse il film, Totò ricevette il Nastro d’Argento per il miglior attore.

Totò a colori (1952)
Intitolato così proprio perché era uno dei primi lungometraggi a colori con Totò come protagonista, il film è diretto da Steno nel 1952 ed è stato selezionato tra i 100 film italiani da salvare. Di genere comico, è la storia del musicista Antonio Scannagatti (Totò) che sogna una chiamata da Milano da editori musicali che gli garantiscono la gloria. È convinto di essere un genio della musica, perciò cerca di divincolarsi dagli impegni paesani e provinciali, come il ruolo di direttore della banda musicale.
Miseria e nobiltà (1954)
Totò che mangia gli spaghetti con le mani: questo è diventato nell’immaginario collettivo italiano e mondiale “Miseria e nobiltà”. Ma nel film del 1954 diretto da Mario Mattoli e tratto dall’opera di Eduardo Scarpetta del 1888 c’è molto di più. Felice Sciosciammocca diventò una maschera moderna italiana, prima a teatro e poi al cinema interpretato magistralmente da Totò. La storia è complessa, ma semplice nel suo raccontare una Napoli ricca e povera alla fine dell’Ottocento. Certamente da gustare una di queste sere di fine inverno.
Totò, Peppino e la… malafemmina (1956)
Diretto da Camillo Mastrocinque nel 1956, Totò si consacra nella comicità italiana con la storia di un donnaiolo spendaccione e combinaguai. Il rapporto con il fratello avaro e sottomesso Peppino, le avventure provinciali fra terreni, disguidi ed equivoci, sono la base di una storia dall’alta intensità di risate.
I soliti ignoti (1958)
Mario Monicelli dirige un altro capolavoro nel 1958. Viene considerato uno dei più grandi capolavori del cinema italiano ed è noto come caposcuola del genere “caper movie”, sottogenere del giallo con alla base un gruppo di criminali che organizzano e compiono un colpo. Infatti è proprio questa la trama, originale per l’epoca e le generazioni future, ispirata alla novella “Furto in una pasticceria” dell’antologia di Italo Calvino “Ultimo viene il corvo”.
Signori si nasce (1960)
Di nuovo Mario Mattoli per un film storico del 1960. Ambientato nell’Italia giolittiana d’inizio secolo, il barone Ottone Spinelli degli Ulivi, detto Zazà (Totò) è al verde per la sua vita dissoluta a corteggiare soubrette nei teatri, ma intende vivere lo stesso una vita da nobile. Questo equilibrio precario genera un mix spettacolare di 90 minuti. E poi, è qui che abbiamo la celebre frase: “Signori si nasce e io lo nacqui, modestamente!”
Totòtruffa ’62 (1961)
Camillo Mastrocinque dirige Totò in “Totòtruffa ‘62” dove interpreta un ex trasformista che vive organizzando piccole truffe e raggiri, sfuggendo sempre alla legge. Il genere è tra la commedia e il comico e naturalmente ci sarà un particolare lieto fine. Il film merita per la sua leggerezza e soprattutto per essere uscito agli albori del boom economico, con qualche richiamo parodistico sulle scene.

La mandragola (1965)
Alberto Lattuada riproduce con Totò “La mandragola” di Machiavelli sul grande schermo, ambientandolo sì nella Firenze del ‘500 ma girandolo tra Urbino e Viterbo. Viene considerato dalla critica come uno degli antesignani del genere “decamerotico colto”, riprendendo quindi opere medievali e rinascimentali nello stile della commedia all’italiana.
Uccellacci e uccellini (1966)
Diretto da Pier Paolo Pasolini nel 1965, Totò e Ninetto Davoli danno vita a una commedia grottesca destinata a segnare il cinema italiano. È innanzitutto l’ultimo film da protagonista interpretato da Totò, che ha il ruolo di “frate Ciccillo”, che nel racconto di un corvo rivive la storia di omonimi frati e ascolta le parole intellettuali e altisonanti dell’uccello. Nel suo lungo cammino vive una serie di avventure ed episodi esistenziali, che esplorano l’intimità dell’uomo davanti alla cinepresa.
Capriccio all’italiana (1968)
In “Che cosa sono le nuvole” Pasolini continua a dirigere Totò, ma lo fa nel film antologico “Capriccio all’italiana”. Sei episodi diretti da diversi registi per esplorare gioie e dolori di un’Italia alla vigilia della grande rivoluzione del ’68. Totò rivive nell’episodio a lui dedicato l’Otello, ma dal punto di vista di marionette che prendono vita. Finché, sul più bello, il pubblico che disapprova le avventure recitate dai protagonisti fa a pezzi le marionette.