Cosa lega il Cnel con il salario minimo? Per informazioni, in questo caso, conviene chiedere a Giorgia Meloni. Il presidente del Consiglio, infatti, nell’ambito del dibattito sul tema del salario minimo ha riportato al centro della discussione il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro. Sì, proprio quel Cnel protagonista, fra le altre cose, del famoso referendum indetto da Matteo Renzi, che ne voleva e ne vorrebbe tutt’ora l’abolizione. Per Meloni dovrebbe essere, quindi, il Cnel a fare da baricentro del dibattito sul salario minimo. Il premier ha proposto di “avviare un serio confronto nella sede preposta a farlo per Costituzione e cioè il Cnel. Un confronto celere, da concludersi in 60 giorni con una proposta concreta sul tema del lavoro povero, non solo sul salario minimo. Con questo metodo e una tabella di marcia certa, possiamo arrivare prima della legge di Bilancio a una proposta di legge condivisa con le parti sociali, un testo efficace, basato su dati reali, che possa veramente rispondere a chi cerca un lavoro e a chi ce l’ha ma non è sufficiente per una vita dignitosa“.
Peccato, però, che non tutti sembrano essere d’accordo…
Il salario minimo riaccende i riflettori sul Cnel
La proposta avanzata da Meloni ha trovato già le prime critiche. Il “no” è arrivato, per esempio, dal segretario del Partito democratico Elly Schlein: “‘Il Cnel non è la Terza Camera, rivedo Meloni solo se ha proposte serie – ha spiegato a La Repubblica – Per ora nessuno ci ha invitato. Il Cnel è un’istituzione prestigiosa ma non può essere né la Terza Camera, né un governo ombra. Noi saremo sempre disponibili al confronto nel merito, ma non arretriamo di un centimetro sui pilastri della nostra proposta“.

Un altro “no” secco è, invece, giunto da Matteo Renzi e non poteva essere altrimenti. Il leader di Italia Viva, infatti, da tempo sta combattendo la sua battaglia contro il Cnel. Nel 2016 aveva inserito la sua abolizione nel referendum costituzionale, che vide però la vittoria del “no” e non riuscì, quindi, nel suo intento. Poche settimana fa, lo stesso Renzi, ha lanciato una raccolta firme per l’abolizione del Cnel. Nel frattempo, però, ha criticato con ironia la proposta di Meloni: “Sembra quasi che la riunione (il riferimento è all’incontro tra maggioranza e opposizioni sul salario minimo, ndr) sia servita, più che ad aumentare gli stipendi agli italiani, a giustificare il potenziale stipendio di Brunetta (che presiede il Cnel, ndr). Se davvero vogliamo trovare una soluzione, bene, si riapra il Parlamento anche ad agosto, come avevo proposto, e venga la presidente del Consiglio a portarci le idee del governo e noi diremo sì o no in base a quello che pensiamo. Ma si faccia in Parlamento“.
Cos’è il Cnel e quanto ci costa
In attesa di conoscere i possibili sviluppi della questione, proviamo però a capire di cosa si parla quando si parla di Cnel. Le informazioni arrivano direttamente dal suo sito ufficiale: il Cnel, Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro, è un organo di rilievo costituzionale previsto dall’articolo 99 della Costituzione italiana. Ha funzione consultiva rispetto al Governo, alle Camere e alle Regioni con potere di iniziativa legislativa; ha facoltà di contribuire all’elaborazione della legislazione economica e sociale. Il Cnel è composto da 64 consiglieri, così divisi:
- 10 esperti, qualificati esponenti della cultura economica, sociale e giuridica: 8 sono nominati dal Presidente della Repubblica; 2 sono proposti dal Presidente del Consiglio dei ministri;
- 48 in rappresentanza delle categorie produttive: 22 per il lavoro dipendente (comprensivi dei 3 delegati per dirigenti, quadri pubblici e privati), 9 per il lavoro autonomo, 17 per le imprese;
- 6 rappresentanti delle associazioni di promozione sociale e delle organizzazioni del volontariato: 3 sono designati dall’Osservatorio nazionale dell’associazionismo; 3 dall’Osservatorio nazionale per il volontariato.
A spingere per la sua abolizione sono i costi del Cnel a carico delle casse pubbliche. A fotografare la situazione, in passato, è stato il Sole 24 Ore. Secondo il quotidiano il Cnel costa ai cittadini 19 milioni di euro l’anno. O meglio, costava fino al 2015. Il Fatto Quotidiano, infatti, ha spiegato come da allora i costi siano stati ridotti, scendendo a circa 9 milioni l’anno. Al di là delle cifre, resta aperto il dibattito sulla sua reale utilità. L’attuale Cnel, infatti, nonostante le funzioni che gli vengono attribuite, è molto lontano dall’idea con cui era nato e per questo, ciclicamente, qualcuno lo vorrebbe chiudere. Ad oggi, però, nessuno ci è riuscito.