Migranti, nel 2023 gli sbarchi sono più che raddoppiati. FdI ha rispettato le promesse elettorali?

Nei primi sette mesi dell’anno sono quasi 90mila le persone approdate sulle coste italiane. Fallito uno dei cavalli di battaglia di Fratelli d’Italia, la lotta all’“immigrazione clandestina”

Foto ANSA/ELIO DESIDERIO
Newsby Federica Giovannetti 15 Agosto 2023

A dieci mesi esatti dall’insediamento del governo guidato da Giorgia Meloni è pacifico affermare che uno dei cavalli di battaglia della campagna elettorale di Fratelli d’Italia, il partito della presidente del Consiglio, ovvero la lotta all’“immigrazione clandestina”, risulta clamorosamente mancato.

Numeri alla mano, la promessa di ridurre gli sbarchi al momento pare una chimera. Secondo i dati contenuti nel dossier di Ferragosto del Viminale, nei primi sette mesi del 2023 sono quasi 90mila le persone approdate sulle coste italiane, ovvero oltre il doppio rispetto ai 41mila del 2022 (+ 115,18%).

Il dato è  in controtendenza se confrontato con i soccorsi delle navi umanitarie, quasi dimezzati rispetto allo scorso anno a quota 3.800. Insomma mentre diminuiscono i salvataggi delle Ong aumentano gli sbarchi. Un fatto che di per sé smentisce, ancora una volta, la teoria secondo cui le navi umanitarie “favoriscono l’immigrazione clandestina”, come si legge nel programma di FdI.

Se poi si allarga l’orizzonte e si prendendo in esame i dieci mesi del governo Meloni (da ottobre 2022 a luglio 2023), i numeri dei migranti giunti in Italia attraverso la rotta del Mediterraneo centrale sono ancora più importanti. Secondo i dati del Viminale elaborati dall’Ispi, gli arrivi superano quota 100mila.

Migranti nell'hotspot di Lampedusa
Foto ANSA/VINCENZO LIVIERI

Il fallimento dell’accordo con la Tunisia

La maggior parte delle persone che raggiungono il nostro Paese proviene dalla Tunisia (54mila, pari al 61%), a differenza dello scorso anno, quando si partiva perlopiù dalla Libia.

Un fatto che suggerisce il sostanziale fallimento dell’accordo che nel luglio scorso Italia e Unione europea hanno siglato con il presidente tunisino Kais Saied. Piatto forte dell’intesa è stato proprio l’impegno da parte di Tunisi a bloccare le partenze verso l’Europa in cambio di fondi (105 milioni di euro) destinati a rimpinguare le casse dissestate del Paese sull’orlo del default.

Niente “blocco navale”

Misure come il “blocco navale” per “mettere fine alle partenze illegali verso l’Italia” invece sembrano definitivamente accantonate. La ricetta, proposta da Fratelli d’Italia in campagna elettorale, era stata bocciata da più parti perché inattuabile in quanto costituirebbe un atto di guerra.

A non essere cambiata rispetto allo scorso anno è la situazione, fuori controllo, nell’hotspot di Lampedusa, stipato all’inverosimile di persone a cui non vengono garantiti diritti basilari. Dopo gli ultimi sbarchi avvenuti nella notte, al momento nel centro, che potrebbe ospitare al massimo 400 individui, ci sono poco meno di 1.900 migranti, inclusi circa 200 minori non accompagnati.

L’aumento degli irregolari e dell’insicurezza

Sul piano legislativo, lo scorso marzo il governo ha varato il cosiddetto decreto Cutro, subito dopo il drammatico naufragio che il 26 febbraio costò la vita a almeno 94 persone. Il provvedimento tra le altre cose introduce una stretta alla protezione speciale per i richiedenti asilo, una misura che secondo i detrattori rischia di spingere nell’irregolarità migliaia di persone, finendo per aumentare, e non diminuire, il numero dei “clandestini” e dunque l’insicurezza nelle città, altro tema che sta a cuore al partito della premier.

In parallelo l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni all’inizio di luglio ha approvato il decreto flussi più generoso degli ultimi dieci anni, aprendo le porte a 452mila lavoratori stranieri nei prossimi tre anni.

Le morti nel Mediterraneo: oltre 2mila nel 2023

Nei primi sette mesi dell’anno, secondo i dati dell’agenzia europea Frontex, sono oltre 2mila le persone che hanno perso la vita nel Mediterraneo nel tentativo di raggiungere le coste italiane. Il dato più alto dal 2017. Di queste, circa 1.800 sono morte cercando di attraversare la rotta del Mediterraneo centrale, precisa il portavoce dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni Flavio Di Giacomo.

Dal 2014 a oggi, l’Oim ha registrato quasi 28mila dispersi lungo quella che resta la rotta migratoria più battuta e più mortale al mondo.

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