I tormentoni, le hit, e più in generale la musica pop, sono spesso definiti come “orecchiabili” e, soprattutto, in grado di entrare in testa senza uscirne più. Un aspetto che non va assolutamente sottovalutato. Infatti, è stato pubblicato uno studio che spiega come i gusti musicali di un soggetto possano realmente “infettare” quelli della sua cerchia di amici. Infatti, il modello dei download musicali sembra assomigliare molto alle curve epidemiche delle malattie infettive.
Dora Rosati, autrice principale dello studio, insieme ai suoi colleghi si è chiesta se si potesse imparare qualcosa su come le canzoni diventano popolari usando strumenti matematici che sono, solitamente, utilizzati per studiare la diffusione delle malattie infettive.
La diffusione della musica ricalca l’andamento della diffusione delle malattie infettive
Il team di ricercatori ha utilizzato un database di quasi 1,4 miliardi di download di brani dal servizio di streaming MixRadio, attualmente disattivato. Si sono così concentrati sulle prime mille canzoni scaricate nel Regno Unito tra il 2007 e il 2014. Hanno poi scelto un modello standard di malattia epidemica, chiamato modello SIR, e hanno visto come questo si adattasse alle tendenze di download nel tempo.
La ricerca, pubblicata su Proceedings of the Royal Society A: Mathematical and Physical Sciences, ha rivelato che il modello scelto dai ricercatori funziona bene sia per descrivere le tendenze di download di musica sia per descrivere la diffusione di una malattia tra la popolazione.
“Questo implica che molti processi sociali che guidano la diffusione delle malattie potrebbe anche guidare la diffusione della musica” ha spiegato Rosati. “Più specificamente questa ricerca supporta l’idea che sia la musica che le malattie infettive dipendono dalle connessioni sociali per diffondersi tra la popolazione“.
“Con una malattia, se entri in contatto con qualcuno che è malato, hai una certa probabilità di ammalarti. Con le canzoni avviene un processo simile. La grande differenza è che per le canzoni non ci deve necessariamente essere contatto fisico“. Infatti, la musica si diffonde in tantissimi modi diversi, dalla chiacchierata con gli amici fino ai social network, dove sempre più utenti utilizzano i loro brani preferiti postandoli sulla bacheca di Facebook o nelle stories di Instagram.
L’elettronica è il genere più “infettivo”
Il team, inoltre, ha anche calcolato la capacità di riproduzione di base (R0) di diversi generi musicali. Hanno così scoperto che la dance e il metal hanno punteggi bassi, con un R0 a 2,8 e 3,7. La musica pop, invece, è tra le più trasmissibili, ma è ampiamente superata da rock e hip hop. A stupire è l’elettronica, che ha raggiunto l’indice R0 più alto, pari a 3.430. Questo, secondo quanto emerso, la rende circa 190 più trasmissibile del morbillo, che ha un R0 pari a circa 18.
“Le malattie sono limitate nel modo in cui possono diffondersi, perché richiedono interazione fisica“. A dirlo è il dottor Thomas Rawson, modellatore di malattie dell’Imperial College di Londra. “La ragione per cui possiamo vedere R0 alle stelle quando si parla di canzoni è che la musica si può trasmettere in tantissimi modi diversi. Puoi fare semplicemente un tweet e raggiungere centinaia di persone. Puoi diffondere la musica molto più velocemente di una malattia infettiva“. Come per le malattie, inoltre, è probabile che ci siano dei soggetti “immuni” ad alcuni tipi di musica.
Inoltre, lo studio ha evidenziato come i tassi di trasmissione possano cambiare nel tempo. I cambiamenti più grandi, probabilmente, riguarderanno i generi di nicchia, che non passano in radio, ma hanno più possibilità di diffondersi grazie ai social media e ai servizi di streaming. Questa ricerca potrebbe aprire a nuovi modi, utili all’industria discografica, per prevedere quali canzoni potrebbero decollare e capire come cogliere le giuste opportunità per aumentare la loro diffusione.
“Nello stesso modo in cui possiamo usare modelli matematici per studiare le malattie e la loro diffusione, potremmo essere in grado di usare questi stessi modelli per scoprire per quanto tempo un individuo ascolterà una canzone, quante persone in totale la scaricheranno e per quanto tempo questa potrebbe rimanere popolare” ha concluso Rosati.