Coronavirus: curarlo a casa si può?
Lo studio del professor Remuzzi

Coronavirus che può essere arginato con alcune cure preventive quando si manifestano i primissimi sintomi: "Così si evita il ricovero in ospedale"

Newsby Marco Enzo Venturini 21 Dicembre 2020

C’è un modo per affrontare il Coronavirus curandosi a casa propria, in tempo utile per evitare l’infiammazione. Ossia il principale fattore che provoca l’aggravamento delle condizioni del paziente positivo e il ricovero in ospedale. A illustrarle sono il professor Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto Farmacologico Mario Negri, e il professor Fredy Suter, a lungo primario di malattie infettive all’Ospedale di Bergamo.

Il documento per i medici di famiglia

I due luminari hanno prodotto un documento ad uso dei medici di famiglia, in cui si chiariscono le modalità con cui curare dal Coronavirus in casa e in sicurezza minimizzando il rischio di ricovero in ospedale. Tale documento fonde la letteratura scientifica all’esperienza sul campo clinico. E, come spiega il professor Remuzzi in una lunga intervista a ‘Repubblica’, il concetto chiave è la tempestività nell’agire. “Prima agisci, più hai successo nell’evitare il ricovero“, spiega infatti.

Il professor Remuzzi entra nel merito del documento, che secondo le sue parole “non è un protocollo, né si tratta di linee guida. È invece una descrizione di come curiamo i nostri pazienti, minimizzando i ricoveri in ospedale“. Le informazioni sono state raccolte in tutto il mondo: “Io ho presieduto la società mondiale di nefrologia, e ho contatti con moltissime persone soprattutto in America Latina, Asia, India, Bangladesh e Africa. In questi mesi molti di questi colleghi mi hanno scritto chiedendomi come curo i pazienti affetti dal Coronavirus“.

La risposta al quesito: “Come curare in casa il Coronavirus?”

Questo succede anche in Italia. Da tanti anni ormai rispondiamo a tutte le lettere dei pazienti, e in questo periodo tutti chiedevano: ‘Come si cura a casa il Coronavirus?’. Allora io e il professor Suter, insieme alla dottoressa Cortinovis e al dottor Perico, abbiamo pubblicato un lavoro su ‘Clinical and Medical Investigations’ per spiegare come curiamo i nostri pazienti Covid a casa loro“, ha spiegato il professor Remuzzi.

Il discrimine, secondo l’illustre medico, nasce dal fatto che il ricorso alle cure (e magari al Pronto Soccorso) nasce quando il paziente affetto da Coronavirus è già “in una fase iper-infiammatoria, e allora magari la malattia evolve negativamente. Noi invece proponiamo, quando si sentono i primissimi sintomi, di non fare la solita trafila, ovvero chiamare il medico (che magari non viene subito), poi prendere la tachipirina mentre si aspetta il tampone, e poi aspettare altri giorni per i risultati del tampone. Quello che raccomandiamo, invece, è di prendere vantaggio sul virus non appena si può“.

Coronavirus: i rimedi “casalinghi”

Ecco quindi i rimedi “casalinghi” contro il Coronavirus: “Appena si avvertono i primissimi sintomi – come tosse, febbre, spossatezza, dolori ossei e muscolari e mal di testa – bisogna iniziare subito il trattamento, senza aspettare i risultati del tampone. E agire come si fa con le virosi delle alte vie respiratorie. Quindi utilizzando non un antipiretico come la tachipirina, ma un farmaco antinfiammatorio, così da limitare la risposta infiammatoria dell’organismo all’infezione virale. Questo perché è proprio nei primi giorni che la carica virale è massima“.

Remuzzi spiega quindi come si evolve il Coronavirus nelle sue primissime fasi: “Nei primi 2-3 giorni, quando la malattia è in fase di incubazione e si è presintomatici, inizia ad esserci una carica virale che sale. Poi, nei 4-7 giorni successivi, iniziano febbre e tosse e la carica virale diventa altissima. Quello è il momento cruciale e quello è anche il momento in cui di solito non si fa niente, perché magari ci si limita a prendere l’antipiretico aspettando il tampone“.

I farmaci prescrivibili e l’ipotesi di uno studio

Poi può seguire un periodo di infiammazione eccessiva (che gli inglesi chiamano ‘hyper inflammation’), con sindrome respiratoria acuta. È questa che mette le basi perché il Coronavirus arrivi ai polmoni. Con il nostro approccio vogliamo prevenire questa fase di infiammazione eccessiva. Per farlo prescriviamo farmaci antinfiammatori chiamati ‘inibitori della ciclo-ossigenasi 2’ (o COX-2 inibitori), ad esempio il celecoxib“, spiega Remuzzi.

Il medico può prescriverne, ovviamente se per quel paziente non ci sono controindicazioni, una dose iniziale di 400 milligrammi seguita da una di 200 nel primo giorno di terapia. Poi un massimo di 400 milligrammi per giorno nei giorni successivi, se necessario“, aggiunge il professor Remuzzi. Che garantisce che questo esperimento scaturirà presto in uno studio vero e proprio. Quello sarà il momento in cui stabilire se questi rimedi rappresentino un vero e proprio rimedio contro il Coronavirus.

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