Nonostante gli annunci e le promesse, le prime mosse dei talebani confermano l’assetto oscurantista su cui vogliono costruire il nuovo Emirato Islamico. Dopo la notizia della separazione nelle classi tra scolari di sesso maschile e femminile, l’annuncio che le donne dovranno rispettare le norme della sharia, è arrivato il bando della musica in pubblico.
Il portavoce del governo dei talebani Zabihullah Mujahid ha dichiarato al New York Times: ”La musica nell’Islam è proibita, ma noi speriamo di poter persuadere le persone a non fare queste cose, invece di dover fare pressioni”.
Il divieto negli anni Novanta e il rinascimento musicale nei Duemila
I talebani avevano già vietato musica, televisione e cinema negli anni Novanta, prevedendo severe punizioni per chi infrangeva la regola. Nel 2019 una donna è stata frustata da diversi uomini dopo essere stata sorpresa ad ascoltare musica.
Durante gli anni di dominazione talebana si assistette in Afghanistan a un’esodo di musicisti. La nazione sprofondò in un forzato silenzio e persino lo strumento nazionale del rubab (simile a un liuto) fu distrutto dai talebani. Tra i musicisti che lasciarono la patria c’era Ahmad Sarmast, figlio di un noto compositore e presentatore televisivo afghano.
Dopo la caduta del regime, tornò nel suo Paese e fondò l’Afghanistan National Institute of Music nel 2010. Qui ha insegnato a suonare i vari strumenti musicali a più di 350 studenti, tra cui molte ragazze, che formarono un’orchestra composta da sole donne. Suscitando le ire dei talebani, che scatenarono la loro furia omicida con un attentato suicida durante un concerto. Sarmast rimase ferito e ha perso parzialmente l’udito. L’accusa mossa dai talebani era quella di “corrompere la gioventù”.
Cosa sostiene l’Islam sulla musica
La liceità o meno della musica e della danza è sempre stata oggetto di dibattito nel mondo musulmano fin dalle origini. Anche in questo caso, le interpretazioni più fedeli al Corano ritengono che la musica sia vietata nell’Islam. Quello che segue è il versetto citato a supporto di questa tesi.
“Tra gli uomini vi è chi compra storie ridicole per traviare gli uomini dal sentiero di Allah e burlarsi di esso: quelli avranno un castigo umiliante. Quando gli si recitano i Nostri versetti, volge le spalle superbo come se non li avesse sentiti, come se avesse un peso nelle orecchie. Dagli annuncio di un doloroso castigo”.
In altre interpretazioni, invece, la musica può essere distinta in haram (peccato) e halal (consentita). In questo caso sono condannate esclusivamente le espressioni musicali considerate contrarie ai precetti dell’Islam, come ad esempio le canzoni oscene o che invitano a bere (ne è un esempio il raï, genere musicale nordafricano vietato e cantato esclusivamente nei suq e nelle taverne). Anche il modo in cui è accompagnata, ovvero con gesti sensuali, è considerato haram.
La scuola Jafaita differenzia tra ghina (musica decadente e corrotta) e musica lecita (quella islamica, militare, rivoluzionaria, tradizionale ecc.). Secondo le fonti sciite del diritto islamico, seguite ad esempio in Iran, la liceità della musica dipende dalle intenzioni e dagli obbiettivi: “Se la musica causa l’eccitazione dei piaceri sensuali è haram, altrimenti la musica è lecita”