Festa di Sant’Agata, quando si festeggia e perché
Le celebrazioni sono dedicate alla giovane cristiana che secondo la tradizione cattolica è stata martirizzata durante le persecuzioni sotto l'imperatore Decio nel 251

Sant'Agata | Photo by 199341G under the Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International license (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0/deed.en)
La festa di Sant’Agata, dedicata alla giovane cristiana che secondo la tradizione cattolica è stata martirizzata durante le persecuzioni sotto l’imperatore Decio, è una celebrazione molto sentita soprattutto a Catania.
La santa visse nella prima metà del III secolo proprio nella città siciliana, dove subì le torture e il martirio per il suo rifiuto all’abiura della fede cristiana e morì il 5 febbraio del 251. Quest’anno i festeggiamenti sono ripresi regolarmente dopo lo stop dovuto al Covid.

Il martirio di Sant’Agata
Secondo la tradizione cattolica, Sant’Agata è nata nei primi decenni del III secolo a Catania in una ricca e nobile famiglia di fede cristiana. Verso i 15 anni si consacrò a Dio e il vescovo di Catania accolse la sua richiesta imponendole il velo rosso portato dalle vergini consacrate.
Il proconsole di Catania Quinziano però se ne invaghì e in forza dell’editto di persecuzione dell’imperatore Decio l’accusò di vilipendio della religione di Stato e ordinò che la portassero al Palazzo pretorio. I tentativi di seduzione da parte del proconsole non ebbero alcun risultato e l’uomo imbastì un processo contro di lei. Interrogata e torturata Agata resistette nella sua fede.
Quinziano le fece anche strappare o tagliare i seni con enormi tenaglie, ma la giovane, dopo una visione, fu guarita. Fu ordinato allora che venisse bruciata, ma un forte terremoto evitò l’esecuzione. Il proconsole fece togliere Agata dalla brace e la fece riportare agonizzante in cella, dove morì qualche ora dopo.
La festa di Sant’Agata
La festa di Sant’Agata si festeggia dal 3 al 5 febbraio, il 12 febbraio e il 17 agosto a Catania. La celebrazione coinvolge migliaia di fedeli ogni anno. Le date di febbraio sono legate al martirio della santa mentre quella di agosto al ritorno delle sue spoglie nel 1126.

Il 3 febbraio
Il primo giorno è riservato all’offerta delle candele. Alla processione per la raccolta della cera, un breve giro dalla fornace alla cattedrale, partecipano le maggiori autorità religiose, civili e militari.
Due carrozze settecentesche, che un tempo appartenevano al senato che governava la città, e undici candelore, grossi ceri rappresentativi delle corporazioni o dei mestieri, vengono portate in corteo. La giornata si conclude in serata cori uno spettacolo di giochi pirotecnici in piazza Duomo.
Il 4 febbraio
Il giorno successivo segna il primo incontro della città con la santa Patrona. I devoti indossano il tradizionale ‘sacco’, un camice votivo di tela bianca lungo fino alla caviglia e stretto in vita da un cordoncino, un berretto di velluto nero, guanti bianchi e sventolano un fazzoletto anch’ esso bianco stirato a fitte pieghe. Questo abbigliamento rappresenta quello che i catanesi indossavano quando nel 1126 corsero incontro alle reliquie che Gisliberto e Goselmo riportarono da Costantinopoli.
Tre chiavi, ognuna custodita da una persona diversa, sono necessarie per aprire il cancello di ferro che protegge le reliquie in cattedrale: una la custodisce il tesoriere, la seconda il cerimoniere e la terza il priore.
Quando la terza chiave toglie l’ultima mandata al cancello, i fedeli possono ammirare il busto della santa, luccicante di oro e di gemme preziose. Il busto viene poi issato sul fercolo d’argento rinascimentale e inizia la messa, celebrata dall’arcivescovo. Il fercolo viene poi portato in processione per la città per tutta la giornata attraversando i luoghi del martirio.
Il 5 febbraio
SuI fercolo del 5 febbraio i garofani rossi del giorno precedente, simboleggianti il martirio, vengono sostituiti da quelli bianchi che rappresentano la purezza. Nella tarda mattinata, in cattedrale viene celebrato il pontificale.
AI tramonto ha inizio la seconda parte della processione che si snoda per le vie del centro di Catania. Il momento più atteso è il passaggio per la via di San Giuliano, che per la pendenza è il punto più pericoloso di tutta la processione. A notte fonda i fuochi d’artificio segnano la chiusura dei festeggiamenti.
Il 12 febbraio e il 17 agosto
Il 12 febbraio è il momento della cosiddetta ‘ottava‘, ovvero l’ottavo giorno dall’uscita del fercolo per il giro esterno. È l’ultimo giorno in cui i fedeli possono ‘salutare’ il busto della santa che rivedranno poi in estate, il 17 agosto.
In questo giorno si ricordano i festeggiamenti spontanei che si verificarono nella notte del 17 agosto 1126 quando le spoglie della santa martire catanese vennero riportate a Catania da Costantinopoli dai due soldati Gilberto e Goselmo.
Oltre alla messa in onore di Sant’Agata, nel tardo pomeriggio si svolge una breve processione con lo scrigno contenente le reliquie e il mezzobusto reliquiario.