A 10 giorni dall’arresto, avvenuto in una clinica a Palermo il 16 gennaio, sono ancora tanti i misteri che ruotano attorno a Matteo Messina Denaro, l’ultimo boss dell’epoca stragista, di quel biennio 1992-1993 che spaventò l’Italia, in lacrime per le morti di Giovanni Falcone (23 maggio 1992 a Capaci) e Paolo Borsellino (19 luglio 1992, in via D’Amelio a Palermo) e per le vittime degli attentati di Firenze, Roma e Milano. In primis, chi ha protetto Messina Denaro in tutti questi anni? Tre decenni lunghissimi, di grandi cambiamenti non solo nel nostro paese. Gli inquirenti stanno indagando proprio per svelare la sua rete di protezione.

I covi di Matteo Messina Denaro
In secondo luogo, i suoi covi. Negli ultimi due anni ne ha cambiato molti, restando sempre attorno alla provincia di Trapani, non lontano da Castelvetrano, suo feudo. Gli investigatori speravano di trovare l’archivio di Totò Riina, arrestato a Palermo il 15 gennaio 1993 (ma il suo covo, oggetto poi di indagini, non fu perquisito) e, perché no, la famosa agenda rossa di Paolo Borsellino, sparita il giorno della sua morte, il 19 luglio 1992. Molti pentiti ne parlano come se fosse una sorta di oggetto del potere e, sembra, ne esistono duplicati passati nelle mani dei boss. Ma non sono gli unici misteri intorno a questa vicenda e all’arresto di Messina Denaro.
Perché è così importante?
Ancora oggi l’agenda rossa rappresenta un buco nero di informazioni che il giudice Borsellino aveva raccolto dalla morte del collega e amico Giovanni Falcone fino al giorno del suo omicidio. Appunti importanti, magari qualche scoperta durante un’indagine o rivelazioni di qualche pentito. Sicuramente Borsellino arrivò in quasi due mesi a capire chi avesse disegnato quel tragico attentato. La figlia Lucia ha sempre sostenuto che l’agenda rossa si trovasse all’interno della borsa di cuoio che Borsellino aveva preparato quella mattina. La sua testimonianza, così come altre prove, confutarono l’ipotesi che l’agenda non si trovasse nella borsa del magistrato o che si trovasse sul sedile dell’auto e per questo fosse andata distrutta. Da quel 19 luglio 1992, questo è uno dei misteri irrisolti.

Il figlio misterioso
Inoltre, e questo si mormora tra Castelvetrano, Campobello di Mazara e Marsala, Messina Denaro avrebbe anche un altro figlio. Non solo, quindi, Lorenza Alagna, oggi 26enne che lo ha reso nonno, ma anche un figlio maschio, che potrebbe avere circa 18 anni. Il cognome sarebbe segreto, ma si chiamerebbe come il nonno, Francesco, “Don Ciccio”, morto in latitanza nel 1998. Se davvero dovesse esistere, si scoprirebbe uno dei tanti segreti del boss. Questo ragazzo, a differenza di Lorenza Alagna, non sarebbe cresciuto nella casa paterna, della nonna. E se davvero dovesse esistere, appunto, da capire se la sua nascita possa essere stata nascosta a tutti in famiglia. Perché questi dubbi? Per due motivi: le voci del paese e il ritrovamento di abiti femminili nel covo. Che però, insieme a quelli di sacerdote, forse gli sono serviti per mimetizzarsi.
Alone di mistero
La presenza o meno di un figlio maschio nella vita di Messina Denaro sarebbe da aggiungere ai tanti capitoli di una vita misteriosa, fatta di stragi, nascondigli. Sicuramente il boss di Castelvetrano ha un profilo ben diverso dall’acciaccato malato forse stanco di scappare. Si racconta anche che abbia avuto molte donne e anche qui gli inquirenti stanno indagando per capire se ce ne fosse una adesso, a conoscenza magari della sua vera identità e dei suoi segreti.