Coronavirus, Fase 2: “La scuola del futuro ripartirà solo se la si immagina diversa”
Per Giovanni Castagno (Movimento Cooperazione Educativa) è indispensabile cambiare la prospettiva rispetto agli ultimi anni

Con l’allentamento delle misure restrittive della Fase 2 si comincia a respirare aria di normalità ma il mondo della scuola, per ovvie ragioni, è ancora impossibilitato a riaprire le strutture e confida nella tecnologia (il cosiddetto ‘e-learning’) per proseguire le lezioni nel più efficace dei modi possibili e chiudere l’anno 2019/20. Stimare una riapertura dopo l’estate è molto complesso e il governo dovrà necessariamente confrontarsi con gli uomini di scienza per capire se e soprattutto come aprire nuovamente le porte dei plessi scolastici di tutta Italia. Non è da escludere, quindi, che si studino soluzioni alternative, facendo di necessità virtù e scoprendo un nuovo modo di insegnare e imparare.
“Sfruttare le potenzialità dei luoghi all’aperto”
Per Giovanni Castagno, insegnante e membro del Movimento Cooperazione Educativa, un cambio di prospettiva è indispensabile per una ripresa delle attività scolastiche al di fuori delle proprie case. “La scuola nel futuro ripartirà con il piede giusto se capirà che non dovrà immaginare il proprio funzionamento come quella che ha chiuso il 4 marzo – sostiene –. Dobbiamo aveder l’idea di poter sfruttare i luoghi all’aperto, i parchi, i giardini, ma anche le strade, non restare più solo all’interno di una classe”.
“Ci vuole una rivoluzione, una rivoluzione educativa – aggiunge Castagno -, ci vuole l’idea di far ripartire la scuola in un modo diverso da come l’abbiamo lasciata affinché sia possibile per i bambini rientrarci. La didattica a distanza, croce e delizia delle famiglie in questi mesi, non è un demonio che va necessariamente allontanato, deve far parte dello scenario che noi insegnanti dobbiamo essere in grado di immaginare nel futuro: non possiamo però immaginare che a settembre l’unica possibilità di relazione sia quella attraverso uno schermo”.
“La scuola ha bisogno di risorse”
Castagno continua nella sua disamina, sottolineando l’importanza di una sterzata a livello politico che vada a cambiare l’attuale situazione del mondo dell’insegnamento: “Non sarà semplice, la scuola deve tornare ad occupare l’agenda politica di questo Paese, è un settore che negli anni ha dovuto subire tagli continui alle proprie risorse, misure che hanno reso sempre più difficile il lavoro nelle classi. Siamo arrivati al punti di avere classi da 25 bambini che ora, proprio dal punto di vista numerico, le stesse aule non possono riaccogliere”.
“Qualcuno sta già iniziando a immaginare i nuovi scenari – spiega l’insegnante –, ci vuole un po’ di buona volontà ma bisogna consentire alla scuola di assolvere alla propria funzione educativa anche cambiando i regolamenti: se anche un solo graffietto è in grado di preguidicare l’esperienza scolastica e la responsabilità ricade anche penalmente sugli insegnanti è chiaro che torneremo all’immobilismo che ha caratterizzato questo mondo negli ultimi anni”.
“Mi aspetto che il governo dia indicazioni a breve – conclude Castagno – e vada in controtendenza rispetto a quanto fatto finora, perché la scuola ha visto diminuire il personale e funziona ormai su base di precarietà dal punto di vista lavorativo: se non correggiamo questa condizione non solo non riapriremo a settembre ma non avremo nemmeno una scuola di qualità per i nostri alunni”.