Ha senso parlare di etnia italiana?

Nelle ultime settimane hanno fatto discutere le dichiarazioni del ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, che ha più volte rivendicato l’esistenza di un’etnia italiana da tutelare. Le sue parole sono state criticate non solo dall’opposizione, ma anche da alcuni esponenti di spicco della maggioranza, tra cui Matteo Salvini e Giorgia Meloni. La premier, pur avendo in passato pronunciato delle parole simili a quelle di Lollobrigida, sembra consapevole della necessità di non accostare troppo il suo governo a posizioni vicine a quelle di chi sostiene il suprematismo bianco e la teoria complottista della “grande sostituzione”, in nome della quale è stato versato anche del sangue negli scorsi anni.

Il concetto di etnia è applicabile all’Italia?

La versione online del dizionario Treccani spiega che “in etnologia e antropologia l’etnia è un “aggruppamento umano basato su caratteri culturali e linguistici. È dunque applicabile solo alle realtà nelle quali esiste da tempo una singola lingua e tutte le persone sono unite dallo stesso substrato culturale.

Parlare di etnia italiana non è corretto, perché la Penisola è sempre stata un crocevia di popoli e culture diverse, anche a causa della sua posizione geografica e dei periodi nei quali è stata dominata dalle potenze straniere (parte del nord del Paese ha fatto parte dell’impero Austroungarico, per esempio). L’immigrazione è tutt’altro che un fenomeno recente e l’Italia ne ha da sempre subito l’impatto, come testimoniato dalla presenza nell’italiano di termini derivanti da tantissime lingue diverse, dal latino all’arabo, senza dimenticare l’ostrogoto e l’ebraico.

Manifestazione a sostegno dei migranti
Foto | Ansa

Volendo restare nell’ambito linguistico, fino a pochi decenni fa gli abitanti di ogni territorio si esprimevano prevalentemente tramite degli specifici dialetti, spesso molto diversi tra loro (un veneto e un napoletano avrebbero avuto parecchi problemi a comprendersi, giusto per fare un esempio). L’italiano standard (ma anche quello neostandard, più influenzato dalle forme regionali) si è diffuso nell’intera Penisola e tra tutte le fasce della popolazione solo in seguito all’avvento della televisione.

Le culture diverse possono coesistere

Sebbene negli ultimi decenni le differenze esistenti tra le varie regioni italiane si siano fatte meno accentuate, resta comunque difficile parlare di un’etnia unica. Come evidenziato da Wired, gli altoatesini sono stati parecchio influenzati dalla vicinanza con l’Austria, anche dal punto di vista linguistico, e non si rispecchiano nella cultura presente in altri territori dell’Italia. Se proprio si vuole parlare di etnia, in Italia ne esistono diverse e nel corso del tempo hanno dimostrato di poter convivere, senza la necessità di particolari tutele da parte dello stato.

Il concetto di etnia nella teoria della grande sostituzione

Nella teoria complottista della “grande sostituzione”, il concetto di etnia si discosta dalle sue radici, avvicinandosi maggiormente a quello di “razza”. Chi crede in questa ipotesi è convinto che da decenni sia in atto un disegno transazionale contro la popolazione bianca dell’intero globo. Questo “progetto” userebbe le migrazioni, l’omosessualità e il femminismo per distruggere la razza bianca” e i suoi valori morali e civili (non tenendo conto di come questi possano cambiare radicalmente da un territorio all’altro). Pur essendo stata smentita più volte dal mondo scientifico, questa teoria del complotto è ancora molto popolare, in particolare tra gli attivisti del suprematismo bianco. È stata anche usata per giustificare attentati e stragi di massa.

Gruppi etnici
Foto di pubblico dominio

Nell’ambito politico può essere molto pericoloso usare il termine etnia in questa sua accezione distorta o anche solo suggerire che etnie diverse siano incapaci di convivere. Nel mondo ci sono parecchi esempi virtuosi di società multietniche funzionanti e l’Italia, che lo si voglia ammettere o meno, rientra in questa cerchia.

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