Juventus, caso plusvalenze: che cosa rischia il club bianconero

Continuano le indagini della Procura di Torino sulle plusvalenze ritenute sospette della Juventus. I militari del nucleo di polizia economico-finanziaria hanno perquisito ieri, a Borse chiuse, le sedi della società a Torino e a Milano per recuperare i documenti relativi alla gestione tra gli anni 2019 e 2021. Le ipotesi di reato sono false comunicazioni sociali ed emissione di fatture per operazioni inesistenti nell’ambito della compravendita dei calciatori. Al centro dell’indagine ci sono la compravendita dei calciatori e la formazione dei bilanci.

Plusvalenze, cosa sono e quando sono “sospette”

L’indagine è stata avviata in seguito ad alcuni affari ritenuti sospetti. Tra questi, stando a quanto riferisce “La Gazzetta dello Sport”, la cessione di Miralem Pjanic al Barcellona per 60 milioni, l’acquisto di Pereira Da Silva per 8 milioni, di Arthur per 72 milioni e Alejandro  Marques per 8,2 milioni. Queste operazioni hanno portato al club bianconero circa 50 milioni di plusvalenze, che si aggiungono ai 282 milioni di plusvalenze ritenute sospette in soli tre anni. Di per sé, la plusvalenza non è un reato, in quanto costituisce il modo in cui si guadagna. Il guadagno improprio nasce quando vengono dati ai giocatori prezzi eccessivamente elevati e questi giocatori si scambiano senza trasferimento di denaro. Non è la prima volta che l’uso della plusvalenza è ritenuto improprio. Ma chi può decidere quanto vale un giocatore?

Per capire meglio

Una delle operazioni più controverse tra le plusvalenze è stata la cessione di Pjanic al Barcellona nel giugno 2020 per 63 milioni. In realtà la società bianconera non ha incassato soldi, perché contestualmente ha comprato dal Barcellona il centrocampista Arthur per 72 milioni. Barcellona e Juventus hanno entrambe registrato delle plusvalenze, “ma di soldi ne sono girati pochi“, come riporta Il sole 24 ore.

Caso plusvalenze Juventus, chi sono gli indagati

Attualmente gli indagati dell’Operazione Prisma sono sei. Quindi, il presidente Andrea Agnelli, il vicepresidente Pavel Nedved, l’ex responsabile dell’area sportiva Fabio Paratici, l’attuale e l’ex Chief Corporate & Financial Officer Stefano Cerrato e Stefano Bertola, e l’ex dirigente finanziario Marco Re. Al centro delle indagini anche la Juventus, in veste di persona giuridica.

Spunta il nome di Ronaldo

Nell’inchiesta della Procura di Torino, spunta anche il nome di Cristiano Ronaldo, che attualmente non risulta indagato. I militari tuttavia hanno ricevuto dai magistrati l’incarico di cercare “documenti e scritture private” relative al contratto e alle retribuzioni arretrate di CR7. Si tratterebbe di una scrittura privata relativa ai rapporti economici fra la Juventus e Cristiano Ronaldo. L’esistenza del documento sarebbe stata ipotizzata per via del contenuto di una conversazione intercettata dagli inquirenti.

Che cosa rischia la Juventus

Cosa rischia dunque la Juventus? Probabilmente, una multa o una lieve penalizzazione. Milan e Inter finirono sotto processo nel 2008 per i bilanci del 2004 e per le solite plusvalenze. Ma furono assolte perché “il fatto non costituisce reato“. A distanza di 13 anni dall’assoluzione di Milan e Inter, l’indagine della Procura di Torino accende nuovamente i riflettori sull’annosa questione delle plusvalenze. Il problema rimane infatti la definizione scientifica del valore di un giocatore in sede di calciomercato. Non esistono, infatti, parametri esatti per decidere se una valutazione sia “falsa”, in quanto vi concorrono molteplici fattori e condizioni.

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