Guerra in Ucraina, quale posizione prenderà veramente la Cina?

Capire quale sia la posizione della Cina nella guerra in Ucraina sarà particolarmente importante per vari motivi. Sia per gli stretti rapporti che hanno stabilito negli ultimi anni Vladimir Putin e il presidente cinese Xi Jinping, sia perché la guerra in Ucraina è il primo conflitto dalla fine della Guerra fredda in cui due grandi potenze nucleari (gli Stati Uniti e la Russia) si confrontano direttamente. Anche se non sul campo di battaglia.

Sia la Russia sia l’Occidente si aspettano molto da Xi Jinping

La posizione della Cina in queste prime settimane di conflitto è stata ambigua. All’inizio di febbraio, Xi e Putin avevano annunciato che l’alleanza tra Cina e Russia era “senza limiti”. Avevano, di fatti, condannato le interferenze politiche dell’Occidente. Ma l’invasione russa dell’Ucraina ha cambiato molte cose. Nel giro di pochi giorni, il paese con cui la Cina aveva annunciato una grande alleanza è diventato uno dei più condannati e disprezzati del mondo, isolato a livello globale e prossimo al tracollo economico a causa delle durissime sanzioni occidentali. Adesso la Russia si aspetta dal suo nuovo alleato sostegno, soprattutto nell’evadere le sanzioni occidentali. E, secondo informazioni dell’amministrazione americana, avrebbe perfino chiesto aiuto militare. L’Occidente, invece, si aspetta che la Cina si comporti da potenza responsabile sullo scenario internazionale, contribuendo attivamente a fermare i bombardamenti e trovare una soluzione diplomatica alla crisi.

Le due interpretazioni sulla posizione della Cina nella guerra in Ucraina

È difficile interpretare la posizione della Cina, soprattutto così presto nel corso di una guerra come quella in Ucraina che potrebbe prolungarsi per molto tempo. Tuttavia gli esperti sono divisi grossomodo su due interpretazioni. La prima è che la Cina abbia deciso di non decidere. Cioè che preferisca non schierarsi troppo, vedere come evolvono gli eventi e muoversi caso per caso secondo i propri interessi. Questa posizione dà qualche speranza a chi ritiene, non a torto, che un intervento della Cina in favore di una soluzione diplomatica della guerra in Ucraina potrebbe essere decisivo. Perché Xi Jinping è probabilmente l’unica persona al mondo ad avere sufficiente influenza su Vladimir Putin.

La seconda interpretazione (forse la più autentica) è invece che la Cina abbia preso una decisione. Pur mantenendo una certa ambiguità, Xi Jinping avrebbe scelto di schierarsi con la Russia. Non soltanto in questa guerra (difficilmente vedremo cacciabombardieri cinesi sull’Ucraina) quanto piuttosto sul lungo periodo. La leadership cinese è ormai convinta che il rapporto con l’Occidente sia destinato a diventare sempre più competitivo e antagonistico. E che l’alleanza con la Russia possa essere l’occasione per cambiare a proprio vantaggio le regole economiche e politiche che governano il mondo.

I rapporti tra Putin e Xi Jinping

Benché la relazione tra Cina e Russia sia piuttosto solida (Xi Jinping ha definito Putin “il mio miglior amico e collega”), l’invasione russa dell’Ucraina ha reso le cose molto più complicate. Probabilmente il capo di stato russo potrebbe avere riferito a quello cinese ciò che lui stesso credeva prima dell’inizio della guerra: che l’operazione militare della Russia in Ucraina sarebbe durata pochi giorni e che la “denazificazione” del paese (espressione della propaganda russa) sarebbe avvenuta con poche ripercussioni e prima che l’Occidente potesse davvero reagire. Invece gli ucraini hanno resistito. L’invasione si sta protraendo tra enormi violenze e perdite di vite e la reazione dell’Occidente è stata risoluta e unita come non era da decenni.

La Cina è a disagio. Del resto, in un certo senso, è la prima volta che si trova ad affrontare una crisi mondiale ricoprendo il ruolo di potenza di primo piano. Potenza che ambisce a sostituire gli Stati Uniti. Dalle sue scelte potrebbe dipendere parte della sua posizione nel mondo nei prossimi anni. In queste prime settimane di conflitto la Cina ha sostenuto la Russia in vari modi: ha votato in suo favore al Consiglio di sicurezza dell’ONU (tramite l’astensione, convincendo peraltro vari paesi africani economicamente dipendenti a fare altrettanto) e ha sostenuto la posizione del suo governo. Pur con qualche ambiguità linguistica, in tutti i principali consessi internazionali.

L’allineamento a Est dei messaggi di propaganda

Oggi la posizione cinese sulla guerra in Ucraina è quasi indistinguibile da quella russa. I diplomatici di entrambi i Paesi non parlano di un’invasione ma di una “operazione militare speciale” per difendere le popolazioni del Donbass, e accusano l’Occidente di essere il reale colpevole della guerra, con il suo espansionismo. Le macchine propagandistiche cinese e russa sono allineate anche nel messaggio pubblico: entrambe hanno lavorato per diffondere una teoria del complotto secondo cui l’Ucraina, con l’aiuto degli Stati Uniti, avrebbe laboratori segreti in cui sono conservati virus e patogeni che potrebbero essere usati per la produzione di armi chimiche. A rendere più probabile l’idea che la Cina si sia schierata con la Russia ci sono le informazioni fornite in questi giorni ai giornalisti dall’intelligence americana, secondo cui la Russia avrebbe chiesto alla Cina (fin dall’inizio dell’invasione) aiuti economici e militari, e che la Cina sarebbe disposta a fornirli.

La sintesi dello scontro con l’Occidente

In sintesi, chi sostiene l’interpretazione per cui la Cina abbia scelto di stare dalla parte della Russia ritiene che la leadership cinese abbia smesso ormai da anni di ritenere che la stabilità dell’ordine mondiale dominato dall’Occidente le sia favorevole. Il Paese asiatico mira al suo obiettivo storico di soppiantare gli Stati Uniti come prima potenza. E, in questo conflitto, vede una possibilità di indebolire l’Occidente senza correre troppi rischi.

Inoltre quando la Russia, a causa delle sanzioni e delle atrocità commesse in guerra, si troverà indebolita e isolata. Non avrà nessun altro a cui rivolgersi. La Cina si troverebbe così sostanzialmente in una situazione win-win. In caso di vittoria della Russia, infatti, la Cina si avvantaggerà dell’indebolimento dell’Occidente. Mentre, in caso di sconfitta, potrà cogliere l’opportunità di fare del Paese di Putin un “satellite petrolchimico”, come ha scritto il Wall Street Journal. Ovvero un paese economicamente dipendente che garantisca energia a basso costo. Insomma: i vari scenari sono tutti ancora aperti.

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