Guerra in Ucraina: le 100 parole più usate nei primi 100 giorni

100 giorni di guerra in Ucraina. È già trascorso così tanto tempo da quando è esploso il conflitto nell’Est dell’Europa. Nella notte tra mercoledì 23 e giovedì 24 febbraio 2022, alle 4.27 ora italiana, il presidente della Russia, Vladimir Putin, annuncia un’“operazione speciale militare” in territorio ucraino mentre il consiglio ONU è ancora in corso. L’obiettivo è quello di “smilitarizzare”, anzi di avviare la “denazificazione” dello Stato. È l’inizio ufficiale dell’invasione del Paese dell’ex Unione Sovietica. La lettera Z è quella che la caratterizzerà.

Da quel giorno, tanti fatti sono accaduti. Fin dal prime ore dell’alba di quel giovedì, infatti, la capitale Kiev è stata subito colpita da pesanti bombardamenti. Nei giorni successivi, però, attacchi ed esplosioni hanno riguardato anche altre città come Kharkiv, Chernihiv, Dnipro, Donetsk, Luhansk, Severodonetsk. Coinvolte anche le zone di Odessa e Leopoli, fino ad arrivare alla città simbolo di questa guerra: Mariupol, difesa strenuamente dal Battaglione Azov. Per settimane, l’acciaieria Azovstal è stata l’ultimo presidio della resistenza ucraina nella città portuale. L’obiettivo di Putin, detto anche lo ‘zar’, è comunque sempre stato il Donbass. In questa zona avanzano sempre di più le truppe dei separatisti filorussi. A dare il loro contributo sul fronte di guerra, ci sono anche i ceceni, mentre rimane altissima la tensione per la contesa della Repubblica autonoma di Crimea.

Discussioni geopolitiche dopo l’inizio del conflitto

Il presidente dell’Ucraina è Volodymyr Zelensky, molto attivo a livello comunicativo in questi 100 giorni di guerra in Ucraina. Da più parti vengono richiesti i negoziati per dare vita a un cessate il fuoco. Allo stesso tempo, però, parte un consistente invio di armi nei confronti della nazione invasa. I Paesi dell’Unione Europea, gli Stati Uniti e, in generale la Nato, forniscono diverse munizioni all’esercito ucraino. Ma proprio pochi giorni fa lo stesso Biden aveva negato inizialmente che avrebbe mandato missili a medio raggio. In Italia, s’infiamma il dibattito di portare le spese militari al 2% del Pil. Negli altri Paesi, poi, diventa rilevante il tema della richiesta di adesione di Svezia (che ha subìto anche una violazione del suo spazio aereo) e Finlandia alla Nato, con la conseguente fine della cosiddetta finlandizzazione.

Tornando su quello che succede sul campo, da una ipotetica guerra lampo si è arrivati a una rapida escalation. In questi primi 100 giorni di guerra in Ucraina tutto il mondo è rimasto sconvolto dalle immagini dell’eccidio di Bucha e di Borodjanka, con le fosse comuni. Si parla così di crimini contro l’umanità. In questo modo la de-escalation è difficile da attuare. Anche perché la situazione è così incandescente che viene evocata in continuazione la terza guerra mondiale (come fa Lavrov) stante anche il pericolo che si corre con la deterrenza nucleare (con il pericolo corso dalla centrale di Zaporizhzhia) e l’eventuale violazione della no fly zone. E mentre continuano le esplosioni gli attacchi con i carri armati e si affronta la questione dei rifugiati ci si chiede quale sarà il ruolo della Cina.

Le conseguenze economiche della guerra in Ucraina dopo 100 giorni

Sul piano economico assumono un significato di rilievo i vari pacchetti di sanzioni. L’ultima è stata quella relativa all’embargo del petrolio russo, l’esclusione dal sistema Swift di diverse banche e l’ingresso nella black list del patriarca Kirill. Non basta, però, provocare i danni economici nei confronti degli oligarchi. Perché dall’altra parte sussiste il tema del gas che dalla Russia arriva in Europa tramite il gasdotto Nord Stream 2. Nonché quello del grano bloccato nei porti ucraini.

Dai missili ipersonici si è passati ai sistemi Himars, mentre partono le accuse reciproche di non avere rispettato gli accordi di Minsk. Continuano, nel frattempo, le tante esplosioni nello Stato ucraino raccontate anche sui canali Telegram. E mentre Biden dà del “macellaio” a Putin e Salvini viene cacciato dal sindaco di Przemysl (con tanto di maglietta), è da apprezzare il coraggio della giornalista Marina Ovsjannikova di esibire un cartello contro la Russia in diretta tv. In tutto questo, con l’Ucraina che proroga la legge marziale e in una situazione pressoché di stallo totale, dopo 100 giorni di guerra una sola voce si leva da più parti: pace.

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