Gas in rubli, ma Gazprom assicura: “Forniture regolari in Europa”

La Russia risponde alle sanzioni occidentali. Il presidente Vladimir Putin oggi ha infatti annunciato che Mosca accetterà per le consegne di gas russo in Europa e ai Paesi ritenuti “ostili” solamente pagamenti in rubli. Niente euro né dollari. Un annuncio storico, che ha subito scatenato la reazione delle Borse europee.

I principali indici del Vecchio Continente hanno infatti registrato un calo con Madrid al -1,4%, Francoforte al -1,3%, Parigi e Milano al -1% e Londra al -0,1%. Come spiegano gli analisti, l’obiettivo del capo del Cremlino è quello di risollevare il valore del rublo, crollato sotto il peso delle sanzioni dopo l’invasione dell’Ucraina. Subito dopo le parole di Putin, infatti, la moneta russa ha registrato una ripresa, scendendo a quota 98,8 sul dollaro. Un risultato ben lontano, comunque, dal periodo antecedente la guerra, quando il rublo scambiava a 75 sul dollaro. Ma quali saranno le conseguenze della mossa del leader russo?

Gas in rubli, le conseguenze: la Borsa di Mosca riapre solo per i titoli di Stato

L’annuncio sul gas in rubli di Putin ha fatto registrare anche un balzo del 34% del prezzo della materia prima in Europa, per poi ritracciare al +27% a 125 euro al Mwh. A Londra, invece, il prezzo è salito a 298 penny al Mmbtu (l’unità di misura dell’energia in Regno Unito e Usa).

Gas in rubli no euro
Foto Pixabay | ulianapinto

Intanto, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha detto che contro “prezzi elevati e volatili del gas proponiamo degli appalti comuni e delle regole più rigide per lo stoccaggio; perché invece di fare concorrenza l’uno con l’altro portando i prezzi verso l’alto, dobbiamo usare il nostro peso e cominciare ad acquistare gas insieme. Come europei, non come 27 Paesi membri diversi. Inoltre dovremmo utilizzare le nostre possibilità di stoccaggio in alcuni Paesi membri per garantire le forniture ovunque nell’Unione.

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Il vero scoglio per l’Ue, però, riguarda l’embargo sul gas russo. I 27 – che stanno valutando un nuovo pacchetto di sanzioni – non sono infatti ancora riusciti a trovare un accordo, perché divisi fra i “falchi” che vogliono colpire ancor più duramente Mosca e coloro che invece sono energeticamente più dipendenti dai combustibili russi. Come l’Italia o la Germania. Ecco perché questo tema non sarà, con molta probabilità, sul tavolo del plenum dei capi di Stato e di governo di domani.

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Infatti, al momento, non si registra alcuna variazione nelle importazioni. Lo afferma Gazprom, il colosso energetico controllato dal governo russo, secondo cui le forniture all’Europa attraverso l’Ucraina sono “regolari”. Oggi, ad esempio, sono arrivati nel Vecchio Continente 106,5 milioni di metri cubi di gas, fa sapere il portavoce Sergey Kupriyanov, citato dalla Tass. Volume di poco al di sotto rispetto al tetto stabilito dai contratti con l’Ue (109,5 milioni di metri cubi al giorno). Ieri sono passati per il territorio ucraino altri 108 milioni di metri cubi di gas russo.

Vladimir Putin gas in rubli
Putin: Foto Pixabay | DimitroSevastopol

Il titolo di Gazprom (con l’a.d. Aleksej Miller finito nel mirino delle sanzioni inglesi) tornerà peraltro negoziabile anche sulla Borsa di Mosca. Domani riapre infatti l’indice Moex, chiuso dal 25 febbraio scorso. Gli scambi riguarderanno soltanto 33 titoli di Stato dalle 9:50 alle 14 (ora locale) e saranno vietate le vendite allo scoperto. La riapertura della Borsa rappresenterà dunque il banco di prova per la ripresa dell’economia russa dopo l’annuncio di Putin del gas in rubli. Anche se forse non sarà sufficiente per salvare la Russia dal default, come ipotizza l’agenzia di rating Moody’s.

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