Mastodon, cos’è? È davvero un’alternativa a Twitter?

Elon Musk è il nuovo proprietario di Twitter e non tutti gli utenti del social ne sono felici. La sua idea di libertà d’espressione senza sé e senza ma sembra fin troppo permissiva e in molti ritengono che potrebbe incoraggiare gli estremismi e rendere possibile la proliferazione di fake news e altri contenuti sgradevoli. Negli ultimi giorni si sono aperti dei veri e propri dibattiti su questo tema, che hanno visto vari internauti interrogarsi su quanto sia effettivamente sano un ambiente in cui chiunque può dire qualsiasi cosa, senza temere un ban o altre punizioni. La presenza di regole da seguire e argomenti “vietati” può sembrare limitante, ma per molti rappresenta l’unica via per una convivenza pacifica in uno spazio virtuale. Lo dimostra il successo di una piattaforma come Reddit, dove ogni community ha delle regole precise e può contare sulla presenza di vari moderatori. Anche mosse come il licenziamento in massa del 50% dei dipendenti del social e la possibile introduzione della spunta blu a pagamento hanno fatto discutere.

Chi non si rispecchia nella visione di Musk ha iniziato a valutare delle possibili alternative a Twitter. Tra queste spicca Mastodon, che negli ultimi giorni ha scalato più volte la classifica delle tendenze sulla piattaforma di microblogging. Scopriamo di cosa si tratta.

Come funziona Mastodon?

Partiamo dal presupposto che Mastodon non è esattamente una novità: esiste dal 2016, ma solo di recente ha iniziato ad attirare l’attenzione della “massa”. Si tratta di un social network libero, open-source e decentralizzato. È stato fondato dal tedesco Eugen Rochko, allora 24enne, e può contare su 4,4 milioni di iscritti.

A differenza di realtà come Facebook e Instagram, Mastodon non appartiene a una grande azienda, bensì alla sua community, ed è del tutto privo di algoritmi e pubblicità. Non prevede un singolo server centrale ed è composto da molteplici “istanze”. Quest’ultime possono essere considerate come dei canali caratterizzati da argomenti e regole d’uso differenti. Alcuni di essi possono interagire tra di loro, mentre altri sono del tutto isolati. Nelle intenzioni di Rochko, queste caratteristiche dovrebbero rendere Mastodon “una rete social di microblogging decentralizzato”.

Come accennato, ogni istanza ha delle regole ben precise e gli utenti sono chiamati a rispettarle. Per esempio, su Mastodon.uno, la prima istanza generalizzata indirizzata ai soli utenti di lingua italiana, sono vietate l’apologia del fascismo, il razzismo, il sessismo, la transfobia, il proselitismo e l’intolleranza religiosa, oltre alla diffusione intenzionale di fake news. Gli admin si occupano di far rispettare il regolamento agli utenti, al fine di mantenere le discussioni civili e rendere la permanenza piacevole per tutti.

Nonostante queste importanti differenze, Mastodon offre un’esperienza piuttosto simile a quella di Twitter. Anche in questo caso ci si trova di fronte a una piattaforma di microblogging e ogni contenuto ha un limite di lunghezza (in questo caso si parla di 500 caratteri). Chi è abituato a Twitter si sentirà subito a casa.

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