Green pass, la Polizia postale: “Occhio alle truffe via WhatsApp”

Da domani, 1° luglio, il Green pass italiano sarà valido anche come EU digital COVID certificate e renderà più semplice viaggiare da e per tutti i Paesi dell’Unione europea e dell’area Schengen. Proprio in questi giorni, però, numerosi utenti stanno segnalando la ricezione tramite WhatsApp di un messaggio a cui bisogna stare molto attenti, perché si tratta di una truffa.

Le segnalazioni da parte della Polizia postale

La Polizia postale, in queste ore, ha segnalato infatti l’invio di falsi messaggi su WhatsApp in cui si invitano gli utenti a scaricare falsi Green pass (il certificato verde che potremo usare in Italia per andare ad eventi, serate e matrimoni e in Europa per viaggiare), inserendo i propri dati. Una vera e propria truffa in cui rischiano di cadere in molti e che può rivelarsi molto pericolosa dal momento che grazie ai QR Code si possono trasmettere velocemente una serie di informazioni personali. “A questo link puoi scaricare il certificato verde green pass Covid-19 che ti permette liberamente di muoverti in tutta Italia senza mascherina”. Questo è il messaggio inviato agli utenti che porta a una fittizia pagina istituzionale dove viene richiesto l’inserimento dei dati. Naturalmente anche quelli bancari.

I rischi della truffa sul Green pass via WhatsApp

Il Garante per la privacy, proprio di recente, è intervenuto chiedendo di non diffondere sui social media lo screenshot del proprio Green pass poiché contiene informazioni personali che possono essere usate per furti d’identità. Anche perché scansionare un codice QR è diventato un gioco da ragazzi. Secondo un recente sondaggio di MobileIron, l’86% degli intervistati ha scansionato un codice QR nel corso del 2020 e oltre la metà (il 54%) ha parlato di un aumento nell’uso di questi codici dall’inizio della pandemia. Basti pensare ai bar o ai ristoranti che lo utilizzano al posto del menù. Per questo motivo si raccomanda “di fare molta attenzione ai link indicati nei messaggi e di aprirli solo dopo averne accertato la veridicità della fonte di provenienza. Non inserire mai i propri dati personali, soprattutto quelli bancari”, si legge sul sito della Polizia postale.

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