Wimbledon, i russi non possono giocare? Basta cambiare cittadinanza

La notizia dell’esclusione da Wimbledon 2022 dei tennisti russi e bielorussi decisa dall’All England Lawn Tennis Club aveva destato parecchio scalpore qualche settimana fa. Una decisione controversa, dai più considerata discriminatoria e sbagliata, alla quale l’ATP e la WTA hanno risposto nel modo più duro possibile: ovvero togliendo i punti del ranking al torneo. Fatto sta che la tennista russa Natela Dzalamidze giocherà a Wimbledon la prossima settimana. Proprio perché non è più russa.

La 29enne giocherà il doppio in Church Road, specialità in cui è numero 43 WTA, al fianco della serba Aleksandra Krunic. Stando a quanto riporta Insider, Dzalamidze aveva già il passaporto georgiano e la doppia cittadinanza e da anni discuteva il cambio di nazionalità con la Federtennis di Tbilisi. “La decisione è stata presa per avere la possibilità di rappresentare la Georgia ai Giochi Olimpici di Parigi” nel 2024. Cosa pressoché impossibile rimanendo sotto la bandiera russa, perché ci sono tante giocatrici più forti.

Wimbledon: una decisione che molti vedono come un escamotage

Secondo un portavoce dell’AELTC, “la nazionalità dei giocatori, definita come la bandiera sotto la quale giocano gli eventi internazionali, è un processo concordato controllato dai Tour e dall’ITF”. Sul Times, Stuart Fraser scrive che la Federazione Internazionale ha verificato il passaporto georgiano prima della scadenza delle iscrizioni. Lo stesso Fraser ha successivamente parlato con la tennista che ha dichiarato: “Se ho deciso di giocare per la Georgia e ho la possibilità di andare a Wimbledon, perché no? Per questo l’ho fatto prima di Wimbledon.

Naturalmente il tutto non può non sembrare un escamotage per potere giocare a Wimbledon. Ma non è davvero importante se sia o meno così. La questione, piuttosto, suggerisce che l’AELTC non ha alcun problema con i giocatori russi e il ban che inevitabilmente li colpisce non ha lo scopo di penalizzare loro. Peraltro, ciò era chiaro con i tanti atleti ammessi sui prati londinesi che, non fosse per la bandiera, come per esempio Alexander Bublik, cittadino e tennista russo, poi naturalizzato kazako come diversi colleghi e colleghe, nella vita di tutti i giorni chiameremmo russi. Dove il Club ha tirato la controversa riga è sulla rappresentanza che, nel tennis, si esprime nella bandiera presente di fianco al loro nome e che individua la nazionalità o, più correttamente, la cittadinanza.

“Sarebbe inaccettabile che il regime russo traesse benefici dalla partecipazione di atleti russi e bielorussi”, era scritto nel comunicato dell’AELTC. Un punto di vista della vicenda Dzalamidze potrebbe dunque essere questo: Natela non può esprimere pubblicamente la propria contrarietà all’aggressione dell’Ucraina e il ban ha facilitato la sua decisione di abbandonare il regime di Putin.

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