Spunti gialli: Ineos da libro cuore, Caruso pure

Difficile, per noi italiani, avere rigurgiti di patriottismo in questo Tour de France che si avvia alla conclusione. Zero vittorie, tanti ritiri “eccellenti”, pochissimi piazzamenti tra i primissimi. Eppure, in questa valle di lacrime, va rimarcato il cuore (che fa provincia) di Damiano Caruso. Il 32enne siciliano si è confermato corridore mastodontico per tenacia, forza e spirito di abnegazione. È molto più di uno dei migliori uomini di fatica del gruppo: la sua Grande Boucle, viste le premesse iniziali, ha un peso specifico assai maggiore di quella del suo capitano nella Bahrain, Mikel Landa (voto 6, forse ce la farà a chiudere in top 5). Ora per il prode Damiano c’è una ghiottissima occasione: tentare di sopravanzare Alejandro Valverde per infilare una prestigiosa top ten, dopo quelle già conquistate a Giro e Vuelta ormai diversi anni addietro. I due sono sperati da 19 secondi: meriterebbero entrambi di stare nei primi dieci. Sia l’azzurro, sia lo stoico 40enne murciano, in questa Grande Boucle chiuderanno comunque con un bel 10 in pagella.

La tappa di ieri, con tante brevi pettate e un breve e suggestivo tratto di sterrato, ha regalato un finale da libro cuore. Sul traguardo di La Roche-sur-Foron, abbracciato e commosso, è arrivato il duo del Team Ineos composto da Michal Kwiatkowski e Richard Carapaz (massimo dei voti a entrambi). Per pochi centimetri, la tappa è andata all’ex iridato polacco, mentre il vincitore del Giro d’Italia 2019 si è preso la maglia a pois di primo della classe tra gli scalatori. La loro impresa di coppia, non c’è che dire, è stata un bel vedere: la tanta retorica di un arrivo simile ci sta tutta. Certo, non va dimenticato che la Ineos era approdata in Francia con ben altre finalità: la giornata di ieri mette una pezza a un Tour infausto per la compagine britannica.

Tour de France, Roglic ormai ha la vittoria in pugno

Veniamo ai despoti, vale a dire agli alfieri della Jumbo-Visma (voto mille a tutti, perché il loro modo di correre è da mille e una notte). Primoz Roglic il Tour de France lo ha praticamente vinto: nella crono di sabato, vista la gamba che ha, potrebbe tranquillamente vincere. Su Van Aert le chiacchiere stanno a zero: con preparazione mirata, il fenomeno belga potrà puntare a giocarsi un grande giro in un paio d’anni, forse anche prima tanto va forte. Pure su Dumoulin e Kuss non ci sono tanti dubbi: farebbero i capitani in tre quarti dei team World Tour. L’olandese, vincitore del Giro 2017, merita un’altra chance da capitano al Tour. L’americano invece ha tutte le carte in regola per studiare da primo attore. Non sarebbe male vedere uno dei due al via della corsa rosa il 3 ottobre in appoggio a Kruijswijk: chissà.

Infine, chiudiamo con la lotta per il podio: Tadej Pogacar (voto 7: in questi due giorni ha accusato un fisiologico calo) il secondo posto lo ha in cassaforte. Avvincente, invece, la sfida per la terza piazza tra Miguel Angel Lopez (voto 6 ieri) e Richie Porte (voto 9: ha forato nel momento peggiore ed è rientrato con un numero di alta scuola): il colombiano ha 1’39” di vantaggio sull’australiano. Nelle prove contro il tempo, i due sono agli antipodi: Porte nasce specialista delle crono, Lopez è scalatore purissimo. La salita di La Planche del Belles Filles, col suo interminabile strappone finale, lascia comunque ampie possibilità al capitano dell’Astana di resistere sul terzo gradino. Oggi 166 km facili con arrivo in Borgogna a Champagnole: tappa che si presta a una fuga che possa arrivare.

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