Ambientalismo e proteste, si sta andando nella direzione giusta?

Le ultime proteste organizzate da associazioni ambientaliste come Just Stop Oil e Ultima Generazione hanno fatto parecchio discutere. Lanciando della zuppa di pomodoro contro “I Girasoli” di Van Gogh (protetti da un vetro, come confermato dalla National Gallery di Londra) o bloccando il traffico sul grande raccordo anulare, gli attivisti si sono assicurati di non passare inosservati, eppure sarebbe azzardato definire le loro strategie un successo. È vero, una protesta che si rispetti deve scuotere gli animi, ma deve anche spostare l’attenzione dal gesto estremo al significato che si cela dietro di esso. In altre parole, una protesta finalizzata a sensibilizzare sull’ambiente dovrebbe portare chi la osserva a riflettere su tematiche come la deforestazione o il riscaldamento globale. È proprio l’assenza di questo passaggio fondamentale a sollevare parecchi dubbi sui metodi scelti dalle associazioni più famose.

Proteste che fanno parlare, ma non dell’ambiente

Imbrattare una tela (o perlomeno fingere di farlo) e versare il latte nelle corsie dei supermercati sono gesti destinati a far parlare solo e soltanto di se stessi. Lo dimostrano le innumerevoli discussioni pubblicate negli ultimi giorni sui social, nelle quali è rarissimo imbattersi in una riflessione seria sulla tutela dell’ambiente. Potrebbe quasi venire alla mente il proverbio “quando il saggio indica la luna, lo stolto guarda il dito”, se solo in questo caso chi dovrebbe guidare gli altri con la propria saggezza non facesse di tutto per distogliere l’attenzione dal corpo celeste.

Le conseguenze negative del blocco del traffico

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Anche i blocchi del traffico, ormai abbastanza frequenti, non stanno dando i risultati sperati. Gli automobilisti si arrabbiano, sì, ma non con le multinazionali che inquinano, bensì con chi impedisce loro di arrivare a lavoro in orario o andare in ospedale per una visita. Ed è molto difficile biasimarli. Per non parlare del danno all’ambiente causato da questo tipo di proteste: gli automobilisti sono costretti a restare fermi con il motore acceso, contribuendo all’inquinamento del pianeta. È paradossale che una manifestazione ambientalista porti a un risultato del genere. Inoltre, nel corso di una delle ultime proteste di questo genere gli attivisti hanno esitato a spostarsi per far passare un’ambulanza, passando all’istante dalla parte del torto.

La necessità di cambiare rotta

Chiedere maggiori tutele a favore dell’ambiente è giustissimo, ma deve esistere un modo più intelligente per far sentire la propria voce e sensibilizzare l’opinione pubblica. Greta Thunberg ha dimostrato che è possibile scuotere gli animi senza danneggiare con le proprie proteste chi non c’entra nulla. I suoi venerdì solitari trascorsi davanti alla sede del Parlamento svedese hanno dato il via a un movimento di portata globale, che tutt’ora scende nelle piazze per chiedere un cambiamento. È vero, i risultati sperati tardano ad arrivare, ma quantomeno l’attenzione nei confronti delle problematiche ambientali è salita. Il tutto senza fermare il traffico, sprecare del cibo o rischiare di rovinare un capolavoro di Van Gogh.

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