Vaiolo delle scimmie, Oms: “Può essere contenuto se agiamo ora”

Come ribadito da vari esperti, non c’è alcuna ragione per reagire con allarmismo ai recenti casi di vaiolo delle scimmie. È una patologia che nella maggior parte dei casi si risolve in maniera spontanea nel giro di poche settimane, soprattutto nei pazienti sani e immunocompetenti. Ciononostante, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) non può ignorare il recente aumento dei casi e ha ogni interesse a intervenire per limitare la diffusione della malattia. “Sappiamo che il numero dei casi potrebbe aumentare nei prossimi giorni”, ha dichiarato Sylvie Briand, direttrice dell’Emergency Preparedness dell’Oms.

L’aumento dei casi di vaiolo delle scimmie

Il primo caso di vaiolo delle scimmie è stato notificato il 7 maggio, appena tre settimane fa. Sappiamo che nei prossimi giorni il numero dei contagi aumenterà”, ha sottolineato Briand durante un briefing sulla patologia, svolto in occasione della 75esima World Health Assembly. “Stiamo assistendo a un alto numero di casi in più Paesi in pochi giorni. Si tratta di un evento inusuale, perché di solito si verificano pochissimi contagi di vaiolo delle scimmie nei Paesi non endemici”, ha aggiunto l’esperta.

Per Briand, la situazione attuale presenta diverse incognite. Per esempio, al momento l’Oms ignora se questo aumento dei contagi sia in qualche modo legato “a un cambiamento del virus”. “Non sembra che sia così, perché la prima sequenza del virus evidenzia che il ceppo non è diverso da quello che possiamo trovare nei Paesi endemici”. Sembra già più probabile che il fenomeno sia “dovuto a un cambiamento nei comportamenti umani”, sul quale l’Oms sta indagando.

La necessità di un intervento tempestivo

Non sappiamo se questa trasmissione si fermerà. Nei Paesi endemici vediamo dei focolai limitati e speriamo che sia esattamente lo stesso con quello attuale, ma non lo sappiamo. Ignoriamo anche l’estensione reale della patologia”, ha proseguito Briand. Sono queste le ragioni che hanno spinto l’Oms a chiedere ai Paesi di essere più vigili. “Al momento non sappiamo se quella che vediamo è solo la punta dell’iceberg. Ignoriamo anche la modalità di trasmissione del virus e l’eventuale presenza di serbatoi animali. In queste condizioni è difficile valutare il rischio di diffusione nella comunità”.

Braid ha evidenziato che “è molto importante parlare di questo tema per evitare panico e stigmatizzazioni verso alcuni gruppi e ridurre l’impatto sulla società. Non raccomandiamo restrizioni ai viaggi. Abbiamo bisogno di strategie basate sul rischio e commisurate sul rischio. L’eventuale uso di vaccini e trattamenti deve tener conto delle esigenze di salute pubblica e occorre essere veramente saggi nell’uso di queste contromisure. Abbiamo bisogno di collaborazione globale”. L’esperta ha poi ribadito che il vaiolo delle scimmie non ha nulla a che fare con il Covid. “Riteniamo che mettendo in campo le giuste misure ora sia possibile contenere la patologia con facilità. Vogliamo aumentare la consapevolezza perché siamo davvero all’inizio e abbiamo una buona finestra di opportunità per fermare la trasmissione ora”, ha concluso.

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