Covid, rinviare la seconda dose di vaccino è rischioso: lo dice Science

Ritardare la somministrazione della seconda dose del vaccino anti-Covid non è una strategia priva di rischi. A mettere in luce i pericoli di questa pratica è un nuovo studio pubblicato sulle pagine della prestigiosa rivista internazionale Science. Condotta dagli esperti dell’Università di Princeton e della McGill University di Montréal, la ricerca indica che una risposta immunitaria non sufficientemente forte in seguito alla somministrazione della prima dose può incrementare il rischio di nuove varianti virali e di successive ondate di contagi.

L’importanza della seconda dose

Per svolgere lo studio, i ricercatori si sono basati su un modello immuno-epidemiologico applicato ai vaccini a due dosi di Pfizer-Biontech, Moderna e Oxford-AstraZeneca. Grazie a questo espediente hanno potuto valutare diversi scenari futuri relativi l’incidenza dei casi di Covid-19 e il grado di immunità della popolazione in relazione a diversi regimi di dosaggio del vaccino. Secondo Caroline Wagner, autrice della ricerca e docente di bioingegneria alla McGill University, i modelli più semplici rappresentano uno strumento fondamentale per capire che cosa potrebbe succedere nei prossimi mesi. Utilizzandoli, gli esperti hanno evidenziato una risposta immunitaria più debole in chi riceve una singola dose di vaccino rispetto a quella che si sviluppa nell’organismo di chi riceve entrambe le dosi o guarisce da un’infezione di coronavirus.

Una strategia efficace solo nel breve periodo

Nonostante l’efficacia della prima dose sia ben documentata dalle sperimentazioni cliniche condotte finora, nella comunità scientifica restano delle incertezza sulla robustezza e la durata dell’immunità che permette di acquisire. La strategia adottata da Paesi come la Gran Bretagna e il Canada, dunque, potrebbe rivelarsi efficace solo nel breve periodo. Inoltre, c’è anche il rischio che questo approccio porti in futuro a un’evoluzione del virus e alla generazione di varianti in grado di sfuggire alla vaccinazione, come evidenziato dal virologo Roberto Burioni su Twitter. Secondo la teoria nota come “immune escape”, infatti, negli individui con immunità parziale nei confronti di un virus, una pressione selettiva moderata associata a una trasmissione virale sufficiente potrebbe guidare l’evoluzione virale. In questo modo, una variante del coronavirus potrebbe diventare in grado di aggirare gli anticorpi prodotti in seguito a un’infezione o alla somministrazione del vaccino.

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