Covid, com’è la situazione attuale a due anni esatti dal primo lockdown

La situazione internazionale di questi giorni, causata dalla guerra in Ucraina, ha messo inevitabilmente in secondo piano (nel racconto dei media) l’emergenza Covid. Eppure, il contesto attuale del Coronavirus, in Italia, non è ancora esattamente rassicurante. I 60mila nuovi contagi registrati ieri dal bollettino del Ministero della Salute ci raccontano che la circolazione del Sars-CoV-2 non si sta ancora spegnendo.

Anche perché nel nostro Paese stanno circolando tre sottovarianti di Omicron: BA.1.1, presente nel 36% dei casi sequenziati, BA.2 (5%) e BA.3, la cui diffusione è per ora limitata. La versione primaria di Omicron (BA.1) sta invece diminuendo la sua incidenza (53%). Il lieve aumento di questi giorni però non vuol dire per forza l’arrivo di un’altra ondata, come ha spiegato oggi Antonella Viola al Corriere della Sera.

Sale l’indice Rt, la situazione: colpo di coda del Covid?

A due anni esatti dall’imposizione del primo lockdown a livello nazionale, l’occupazione degli ospedali, comunque, per ora non preoccupa. Per quanto riguarda i ricoveri, nelle terapie intensive sono 592, ossia 18 in meno in un giorno nel saldo tra entrate e uscite, e gli ingressi giornalieri sono stati 50. Nei reparti ordinari sono 8.776, ossia 213 in meno in un giorno. In 24 ore i decessi sono aumentati da 130 a 184. C’è comunque da tenere presente che, a oggi, ci sono attualmente un milione e centomila positivi, quasi tutti in isolamento domiciliare.

Nulla ancora di allarmante, ma occhio all’indice Rt. Nell’arco di un mese i numeri del Covid sono cambiati rapidamente: la situazione attuale ci racconta questo. Dall’inizio di febbraio era infatti pari a 0,7, ora si sta avvicinando a 1’. La stima di Rt al 4 marzo era di 0,89, riporta sul suo sito il fisico Roberto Battiston, dell’Università di Trento. “Da tre giorni si sta assistendo a un aumento dei casi, pari al 23% rispetto alla settimana precedente”, ha spiegato Sestili, mentre ieri si notava un aumento del 14%, sempre nell’arco di una settimana. Questo (anche) perché ancora fa freddo e si stanno allentando le misure. Di conseguenza un colpo di coda è plausibile.

Addio al Super Green Pass prima del 15 giugno

Insomma: il prossimo 31 marzo è prevista la fine dello stato di emergenza. Ma per Walter Ricciardi, consulente del ministro della Salute, “questo non significa che è finita l’emergenza sanitaria. Nel frattempo, i sottosegretari Andrea Costa e Pierpaolo Sileri sono concordi sul fatto che sia importante completare la terza dose. “7 milioni di italiani devono ancora ricevere la dose booster. Su questo tema dobbiamo mantenere alta l’attenzione”.

Per Costa, “l’obbligo vaccinale per gli over 50 resterà fino al 15 giugno. C’è una valutazione che stiamo facendo di trasformare prima del 15 giugno il Green Pass rafforzato in Green Pass base. Questo consentirebbe a molti cittadini di tornare a lavorare ovviamente facendosi il tampone ogni due giorni”. Togliere la distanza personale significa anche rivedere tutti i protocolli di palestre, piscine, studi televisivi. Poi penseremo a togliere anche la mascherina al chiuso e rimodulare gli isolamenti per i positivi asintomatici”, sottolinea Sileri.

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