Lgbti, no a discriminazioni in Ue: la lettera firmata da 16 leader europei

Prima del vertice Ue, dove si parlerà della legge anti Lgbti approvata in Ungheria, 16 leader dell’Unione Europea, tra cui Mario Draghi, hanno condannato l’intolleranza in una lettera invitata alle istituzioni europee. Palazzo Chigi ha accompagnato la pubblicazione della missiva con un messaggio pubblicato su Twitter. “L’odio, l’intolleranza e la discriminazione non hanno posto nella nostra Unione. Ecco perché, oggi e ogni giorno, sosteniamo la diversità e l’uguaglianza Lgbti in modo che le nostre generazioni future possano crescere in un’Europa di uguaglianza e rispetto”. Anche altri firmatari, tra cui Pedro Sanchez e Mark Rutte, hanno rilanciato su Twitter dei post analoghi.

La lettera firmata dai leader europei

In occasione della giornata dell’orgoglio Lgbti, che si celebra il 28 giugno, e alla luce delle minacce contro i diritti fondamentali, e in particolare il principio di non discriminazione sulla base dell’orientamento sessuale, esprimiamo il nostro attaccamento ai nostri valori comuni fondamentali”. Lo si legge nella lettera firmata dai leader di Belgio, Danimarca, Germania, Italia, Estonia, Irlanda, Grecia, Spagna, Francia, Cipro, Lettonia, Lussemburgo, Malta, Olanda, Finlandia e Svezia. “Sarà un giorno per ricordare che siamo società diverse e tolleranti, impegnate nel libero sviluppo della personalità di ciascuno dei nostri cittadini, incluso il loro orientamento sessuale e l’identità di genere. Sarà inoltre un momento per ricordare che, negli ultimi anni, abbiamo fatto una lunga strada a favore di questi principi, che riteniamo essere il fondamento dell’Unione europea”.

La legge anti Lgbti approvata da Viktor Orban

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Nelle ultime ore, Viktor Orban ha difeso la legge approvate in Ungheria, sostenendo che non riguarda la comunità Lgbti, bensì “la difesa dei bambini e dei genitori”. La norma riguarda la diffusione di contenuti che potrebbero influenzare i minori “promuovendo” l’omosessualità o il cambio di sesso tra i minorenni. Orban ha ricordato che sotto il comunismo in Ungheria l’omosessualità era punita per legge. “Io sono un combattente per la libertà, ho difeso i diritti degli omosessuali”, ha aggiunto. “È sempre meglio prima leggere e poi parlare. La legge riguarda il modo in cui i genitori vogliono educare i figli”, ha sottolineato. Orban si è poi detto disponibile a fornire chiarimenti a chiunque li richieda. In ogni caso, ha precisato, “la legge è fatta e funziona”.

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