Governo Meloni, il bilancio dei primi 9 mesi: tra risultati e promesse infrante

A nove mesi dall’insediamento del governo Meloni, è possibile trarre un primo, seppur parziale, bilancio. Se si usano come metro di misura i “cavalli di battaglia” della campagna elettorale, si vede come le promesse non mantenute superino di slancio i provvedimenti realizzati. A cominciare dalla madre di tutte le battaglie, ovvero la lotta all’immigrazione “clandestina”.

La lotta all’immigrazione “clandestina”

Numeri alla mano, la promessa di ridurre gli sbarchi al momento pare mancata. Secondo i dati del ministero dell’Interno, dall’inizio dell’anno sono quasi 90mila le persone approdate sulle coste italiane, ovvero oltre il doppio rispetto ai 37mila del 2022.

Sul piano legislativo, lo scorso marzo il governo ha varato il cosiddetto decreto Cutro, subito dopo il drammatico naufragio che il 26 febbraio costò la vita a almeno 94 persone. Il provvedimento tra le altre cose introduce una stretta alla protezione speciale per i richiedenti asilo, una misura che secondo i detrattori rischia di aumentare, e non diminuire, il numero dei “clandestini”, spingendo nell’irregolarità centinaia di persone.

Parallelamente, l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni ha approvato, all’inizio di luglio, il “decreto flussi” più pesante degli ultimi dieci anni, aprendo le porte a 452mila lavoratori stranieri nei prossimi tre anni.

Misure come il “blocco navale” per fermare gli arrivi sulle coste italiane invece sembrano definitivamente accantonate.

L’introduzione della Flat tax

La cosiddetta “Flat tax incrementale” è stato un altro tema gettonato della campagna elettorale 2023. Con la misura la maggioranza prometteva di introdurre per autonomi e partite Iva un’aliquota fissa del 15% sull’incremento dei propri ricavi (in più rispetto ai tre anni anni precedenti). Con un emendamento, la maggioranza ha stralciato la “tassa piatta” dal disegno di legge sulla riforma fiscale, attualmente in discussione al Senato.

Lo stop ai pagamenti con Pos

Altra misura naufragata è quella relativa ai pagamenti con il Pos, con l’innalzamento del tetto da 5 a 60 euro oltre il quale far scattare l’obbligo in capo ai commercianti. Dopo dibattiti e polemiche andati avanti per oltre un mese, i rilievi della Commissione europea hanno costretto il governo a fare marcia indietro.

L’abolizione delle accise sui carburanti

Era parte del programma di Fratelli d’Italia, il partito di Giorgia Meloni, un’altra misura poi accantonata, ovvero la sterilizzazione delle entrate dello Stato su energia e carburanti con la riduzione di Iva e accise. Difronte alla coperta corta del bilancio, l’esecutivo non solo ha messo da parte il taglio ma ha eliminato lo sconto introdotto dal governo Draghi per mitigare i rincari dovuti alla guerra in Ucraina.

Il governo Meloni
Foto @Presidenza della Repubblica

I fondi per l’alluvione in Emilia Romagna

In tempi record la presidente del Consiglio aveva annunciato un stanziamento di 2,2 miliardi di euro a favore delle zone dell’Emilia Romagna colpite dalle alluvioni. Stando al decreto Aiuti, i conti però non tornano. All’appello infatti mancano oltre 500 milioni di euro.

Successi e promesse mantenute

Tra le promesse mantenute c’è sicuramente uno dei punti principali del programma della maggioranza di centro-destra, ovvero l’abolizione del Reddito di cittadinanza, introdotto dal primo governo Conte. Finora sono circa 170mila le famiglie che a partire dal primo agosto non riceveranno più il Rdc.

La liberazione di Patrick Zaki è un successo che l’esecutivo Meloni ha rivendicato esplicitamente. A poche ore dalla condanna a tre anni di carcere, lo scorso 19 luglio per l’attivista egiziano è arrivata la grazia del presiedente Abdel Fatah al Sisi. “Grazie alla politica estera del Governo abbiamo dato un contributo decisivo per liberare questo giovane studente. Risultati concreti attraverso il lavoro e una credibilità internazionale”, ha scritto su Twitter il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani.

I provvedimenti “bandiera”

Da segnalare i provvedimenti “bandiera”, dal valore simbolico e identitario, che hanno segnato i primi mesi del governo Meloni. Dalla stretta sui raduni illegali al divieto sulla carne coltivata in laboratorio passando per l’inasprimento delle sanzioni contro i cosiddetti “eco-vandali” che danneggiano beni culturali, paesaggistici o ambientali.

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