Draghi, nodo maggioranza sulle armi all’Ucraina | Cosa è successo, cosa manca

Martedì 21 giugno è il giorno decisivo per Mario Draghi, impegnato nel difficile compito di tenere unita la sua maggioranza a proposito della risoluzione sull’Ucraina. Un nulla di fatto è scaturito dalla riunione di lunedì, terminata dopo ben sei ore senza che la maggioranza riuscisse a giungere a una sintesi. Ora, però, c’è tempo solo fino alle 15.

L’inizio del vertice e l’agenda non rispettata

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Lunedì era stato Palazzo Cenci la sede del vertice tra Governo e maggioranza con il ministro per i rapporti parlamentari e il sottosegretario agli Esteri Vincenzo Amendola. L’oggetto era lavorare su un testo unico del Parlamento, in vista delle comunicazioni del premier Mario Draghi sul Consiglio Europeo che si svolgerà il 23-24 giugno. Sempre lo stesso il nodo: trovare un accordo univoco per l’intera maggioranza, per quanto riguarda il riferimento normativo da accompagnare all’impegno del Governo a rendere partecipi le Camere delle scelte legate alla crisi in Ucraina.

Il nodo, come noto, è la volontà di parte del M5s di un coinvolgimento del Parlamento ogni volta si inviino nuove armi all’Ucraina. Presenti alla riunione capigruppo di maggioranza delle Commissioni esteri e affari Ue. “È una risoluzione di maggioranza, e stiamo entrando per lavorare di maggioranza“, aveva commentato il Presidente della Commissione per le Politiche Ue della Camera dei Deputati, Sergio Battelli del M5s. “È nell’interesse dello stesso Governo coinvolgere il Parlamento“.

Perché a Draghi serve una risposta (e in fretta)

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Dopo sei ore di discussione, però, come detto si è concluso con un nulla di fatto il vertice tra il Governo e la maggioranza sulla risoluzione. Ora però il tempo stringe, dato che bisognerà votare in Aula entro le 15 di oggi in Senato, dopo l’informativa del premier Mario Draghi in vista del prossimo Consiglio Europeo. “La sintesi di maggioranza è stata trovata. È il Governo che non l’ha accettata“, ha affermato la capogruppo di Leu, Loredana De Petris. Una dei pochi a commentare a caldo la situazione.

Si è deciso di aggiornare la riunione alle prime ore di martedì mattina, parlando di “approfondimenti tecnici” necessari per capire come mettere nero su bianco l’intesa della maggioranza. Si parla ora di una maggiore spinta sulla de-escalation militare e sull’iniziativa diplomatica. Un passo avanti, rispetto all’iniziale richiesta del M5s di un voto sulle armi. “Non c’è un testo del Movimento 5 Stelle, c’è una maggioranza che lavora insieme“, ha aggiunto De Petris. E martedì le discussioni si riaprono, ma il tempo per Draghi di trovare una quadra è sempre meno.

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