Ddl Zan, un anno fa l’arrivo (tormentato) in Senato: e adesso?

“Se al Senato non ci sono i numeri, preferisco fare una buona legge modificando qualcosa. Serve, quindi, un compromesso per evitare di ritrovarsi senza niente”. L’intervista di Matteo Renzi del 5 luglio 2021 sulla discussione del ddl Zan fece abbondantemente capire come la proposta, che sarebbe arrivata da lì a 8 giorni a Palazzo Madama, si sarebbe impantanata. Un anno esatto più tardi si cerca di ripartire nuovamente con il pdl contro omolesbobitransfobia, misoginia e abilismo. Tuttavia, l’“era geologica” che è trascorsa in questi 12 mesi non ha cambiato più di tanto la situazione. Anzi.

Dall’estate scorsa tantissime cose sono cambiate sul ddl Zan. A partire, inevitabilmente, da quello che successe il 27 ottobre 2021. Il ddl Zan, dal nome del deputato e relatore del testo alla Camera Alessandro Zan, venne tenuto bloccato per i successivi sei mesi dalla cosiddetta “tagliola” imposta dai partiti di destra in Senato. Il tutto venne accompagnato dagli applausi scrocianti delle forze avverse al testo. Non solo. Perché la strada del ddl Zan, dopo l’approvazione alla Camera, era già stata ostacolata in precedenza da un lungo ostruzionismo parlamentare. Addirittura anche dal Vaticano, che intervenne rispolverando per l’occasione il concordato tra Stato e Chiesa del 1984 e i Patti lateranensi di Mussolini.

Le reazioni che ci furono all’estero

Con il termine “tagliola” ci si riferisce a una procedura parlamentare, prevista dal regolamento del Senato all’articolo 96. Un senatore di ciascun gruppo può proporre di passare all’esame gli articoli di un disegno di legge. In questo modo, l’analisi del testo viene bloccata preventivamente, per non arrivare a un voto diretto sul contenuto. Il 27 ottobre 2021, la tagliola sul ddl Zan passò con il voto segreto di 154 senatori a favore, 131 contrari e due astenuti. All’epoca, la notizia e il video dell’esultanza dei deputati di destra provocò una grande polemica anche a livello internazionale. Fu ripresa da media come il britannico Guardian. Diverse manifestazioni scoppiarono in Italia appena un giorno dopo il voto. Tra queste, una con oltre 10 mila persone solo a Milano. Ma anche a Londra, Parigi e Bruxelles.

Il futuro incerto del ddl Zan

Ora si riparte. I sei mesi di stop imposti dalla tagliola sono abbondantemente finiti: il ddl Zan può tornare in Senato. Come da regolamento parlamentare. Il Partito democratico ha presentato di nuovo in Senato il disegno di legge contro la violenza e le discriminazioni basate su sesso, genere, orientamento sessuale, identità di genere e disabilità. È quindi stato riproposto lo stesso testo già approvato alla Camera, che aveva ricevuto una larga maggioranza di voti compresi quelli di Italia Viva, nonostante poi il partito di Matteo Renzi avesse deciso di ritirarsi e proporre nuove modifiche al testo in Senato.

La sensazione che però aleggia sul dibattito parlamentare è che difficilmente la legge vedrà la luce in questa legislatura. I prossimi 8 mesi saranno di pura campagna elettorale, soprattutto per lo schieramento di centrodestra, nettamente favorito alle elezioni politiche del 2023. E né Lega né Fratelli d’Italia vorrà darla facilmente vinta alla sinistra.

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