Crisi di governo, -2 al giorno della verità: come finirà?

Esiste ancora un margine per scongiurare definitivamente la crisi di governo? Le pressioni perché Mario Draghi resti al proprio posto, quando ormai mancano appena 48 ore al suo discorso alle Camere, sono di tutti i tipi. i sindaci, gli imprenditori, la petizione di Italia viva, che ha superato le 80mila firme, l’attesa internazionale. Fino all’ex sindaco di Milano Gabriele Albertini, che lo invita al sacrificio, come gli hanno insegnato i gesuiti. E fino alle battute che circolano tra i parlamentari: manca solo Gregorio De Falco che gli dica “Resti a bordo!”. Certo, la volontà finale di Draghi è assolutamente dirimente, ma molto dipende da che cosa faranno i partiti.

Giuseppe Conte si è ormai convinto di essersi spinto così avanti da non potere più tornare indietro. Non è nemmeno questione di aperture su questo o quel tema: la possibilità della permanenza al governo al momento non è nemmeno quotata. Del resto, se si formasse un’altra componente, il Movimento 5 Stelle, la corazzata che aveva stravinto le elezioni, non esisterebbe più. Al massimo, si sussurra in Parlamento, rimarrebbe un partitino personale di Conte, dalle incerte prospettive, che può restare fuori senza problema per nessuno.

Crisi di governo: la prospettiva del centrosinistra

Italia viva (e non solo) crede che non esista nemmeno un problema di rimpasto. Nei palazzi della politica si pensa che Federico D’Incà (Rapporti con il Parlamento) e Fabiana Dadone (Politiche giovanili) non abbiano alcuna intenzione di lasciare il governo, e che il solo Stefano Patuanelli (Politiche agricole) potrebbe seguire Conte.

Enrico Letta è esplicito nel ritenere che la strada sia quella di usare al meglio la fine della legislatura per aiutare l’Italia a reggere l’urto della possibile recessione in arrivo. E pensa che la priorità sia l’agenda economica e sociale che Draghi ha presentato a sindacati e imprenditori. Con l’aggiunta che il Partito Democratico non esclude più di farlo senza Conte, del quale non capisce e non approva la deriva che ha poi portato alla crisi di governo. E non è un mistero per nessuno che il Quirinale sia il primo sostenitore di una soluzione con una maggioranza larga che porti il Paese fuori dalle secche.

Che cosa deciderà di fare il centrodestra

Ma è uno schieramento che nulla può senza la convergenza di Lega e Forza Italia. La spinta per le elezioni anticipate nei due partiti è molto forte e, con il sistema maggioritario, unito alla frammentazione del campo progressista, si prospetta una vittoria a mani basse. Certo, nell’ala governativa di Forza Italia la si pensa in tutt’altro modo, ma la partita è complicata.

Anche per il pressing di Giorgia Meloni, che ovviamente vuole le elezioni e pare disposta a qualche sacrificio nelle candidature, più ora che se si arrivasse a scadenza naturale. Però l’ipotesi che resta in piedi, quella cioè di un governo che arrivi almeno al varo della legge di stabilità e senza più le fibrillazioni di Conte, potrebbe avere un’attrattiva. Certamente per Berlusconi, ma anche per Matteo Salvini, che avverte il vento del Nord favorevole a che il governo vada avanti. Resterebbe la contrarietà di Draghi al cambio di maggioranza, il rifiuto di fare a meno dei 5 Stelle. Ma, si argomenta in Parlamento, se i 5 Stelle non ci sono più…

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