Assange: manifestazione in piazza Montecitorio per la sua liberazione

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Erano circa una cinquantina i manifestanti che hanno partecipato al sit-in organizzato in piazza Montecitorio a Roma, per chiedere la liberazione di Julian Assange e per riconoscere l’asilo politico del giornalista. Alla manifestazione hanno aderito gli esponenti della sinistra italiana, tra cui il segretario del Partito Comunista, Marco Rizzo.

Rizzo: “Battaglia per Assange si unisca alle altre di oppressione sociale”

La vicenda di Assange è scandalosa. Assange è un uomo libero, che si è battuto contro i poteri nascosti dell’imperialismo, delle multinazionali. Un uomo che è la vittima di questo scontro ormai vigente dell’economia e la finanza nei confronti della politica. Ed è proprio di questo che dobbiamo parlare“, ha spiegato Rizzo da piazza Montecitorio.

Ho cercato di spiegarlo già stamattina. Questa battaglia importantissima per la liberazione di Assange può avere un senso più forte se si unisce a tutte le altre vicende di oppressione sociale. C’è un dominio incontrastato di questi grandi gruppi economici e finanziari che governano il mondo. E sono più potenti degli Stati. Continueremo finché non verrà liberato, per evitare un nuovo caso alla Sacco e Vanzetti“, ha aggiunto il segretario del Partito Comunista.

Potere al Popolo: “Sua libertà è libertà di tutti noi”

Sulla stessa linea anche gli esponenti di Potere al Popolo. “Assange è il principale prigioniero politico dell’Unione Europea e della Nato. Ed è uno scandalo che una persona che ha solo fatto il suo dovere, cioè svelare segreti e guerre sporche dell’Occidente, sia in prigione per questo“, ha dichiarato Giorgio Cremaschi di PaP.

Io penso che se non si libera Assange non è possibile dire che ci sono i diritti umani nell’Occidente. Lui rischia la vita. In tanti si preoccupano di questo o quel prigioniero, e io su questo non discuto. Fare categorie non è giusto. Noto però che c’è un vergognoso silenzio su un prigioniero, incarcerato per nessun motivo. Tutti sanno che è lì solo per WikiLeaks e non per altri reati. E ora rischia di essere estradato negli Stati Uniti, dove vogliono farlo morire in carcere. La sua libertà è la libertà di tutti noi“, ha concluso Cremaschi.

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