Ucraina, Zelensky: “Invio armi per guerra più breve, se cade Mariupol addio negoziati”

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Volodymyr Zelensky, il presidente dell’Ucraina, è tornato a chiedere più armi per Kiev e nuove sanzioni contro la Russia. Nel suo ultimo videomessaggio alla nazione ha dichiarato che gli altri Paesi possono contribuire ad accorciare la durata della guerra. La caduta di Mariupol, invece, comporterebbe lo stop definitivo ai negoziati. “Più e prima avremo tutte le armi che abbiamo chiesto, più forte sarà la nostra posizione e prima arriverà la pace. Quanto più e prima avremo il sostegno finanziario che abbiamo richiesto, tanto prima ci sarà la pace. Prima il mondo democratico riconoscerà che l’embargo petrolifero contro la Russia e il blocco completo del suo settore bancario sono passi necessari verso la pace, prima la guerra finirà. L’obiettivo principale è accelerare il ritorno alla pace”, ha sottolineato Zelensky.

Zelensky: “Alcune zone dell’Ucraina stanno tornando alla normalità”

Il presidente ha parlato anche di un ritorno alla “vita normale” in alcune parti dell’Ucraina. “Continua il ripristino della vita normale nelle aree e nei distretti in cui sono stati espulsi gli occupanti. La mole di lavoro è davvero enorme: 918 insediamenti di diversa scala, ma ugualmente importanti per noi, per l’Ucraina, sono già stati liberati. Eseguiamo lo sminamento. Ripristiniamo la fornitura di luce, acqua e gas. Ripristiniamo il lavoro di polizia, posta, autorità statale e locale. Le sedi umanitarie hanno iniziato a lavorare sul territorio di 338 insediamenti liberati. Stiamo riprendendo la fornitura di cure mediche regolari e di emergenza e il lavoro delle istituzioni educative, dove è possibile”.

Zelensky ha aggiunto che “le truppe russe hanno distrutto o danneggiato 1.018 istituti educativi in tutto il nostro Paese. È iniziato il restauro di strade e ferrovie. In particolare, da domani verrà ripristinato il collegamento ferroviario con Chernihiv e Nizhyn. I treni circolano già tra le città della regione di Sumy”.

Riprendono i bombardamenti su Kiev

La mattina della cinquantaduesima giornata di guerra in Ucraina è iniziata con delle esplosioni che hanno scosso Kiev, come riferito dal sindaco della capitale, Vitali Klitschko. Si sono verificate nel distretto di Darnytskyi, alla periferia della città. Altre bombe sono cadute su Leopoli.

Su Telegram, l’amministrazione militare ha esortato i cittadini di Kiev a non tornare a casa, perché le truppe russe hanno ripreso a bombardare la capitale. Un messaggio fondamentale, soprattutto alla luce del fatto che ogni giorno 40-50mila tornano nella capitale. A causa di questo affollamento, “gli aiuti umanitari, i servizi di emergenza, i medici, i servizi pubblici e i militari non riescono a superare gli ingorghi”. “Non ignorate gli allarmi per i raid aerei, rimanete al sicuro”, hanno esortato i funzionari.

Ucraina: le altre città sotto le bombe

Le sirene d’allarme antiaeree hanno risuonato anche in varie città dell’Ucraina centrale, orientale e meridionale, tra cui Dnipropetrovsk, Kryvyi Rih, Zaporizhzhia, Cherkasy, Donetsk, Odessa, Kharkiv, Poltava e Mykolaiv.

Le forze armate ucraine sottolineano che ieri le unità missilistiche antiaeree dell’aeronautica militare e la 93esima brigata meccanizzata separata Kholodny Yar hanno distrutto sette obiettivi arerei russi. “A causa delle pesanti perdite, le truppe russe hanno notevolmente ridotto l’attività nello spazio aereo ucraino, lanciando, invece, attacchi a distanza con missili balistici e da crociera”, hanno aggiunto i militari.

Stando a quanto riferito da Associated Press, che cita la polizia locale, i 900 civili trovati nella regione che circonda Kiev sarebbero stati quasi tutti giustiziati a colpi di pistola. “La presenza di ferite d’arma da fuoco indica che molti sono stati semplicemente giustiziati”, hanno detto gli ufficiali di polizia. Andriy Nebytov, il capo della polizia regionale di Kiev, ha spiegato che i corpi sono stati abbandonati nelle strade o hanno ricevuto sepolture sommarie.

Oleksandr Motuzyanyk, portavoce del ministero della Difesa dell’Ucraina, ha riferito che a “a Mariupol la situazione è difficile è dura. I combattimenti sono in corso anche questa mattina“. Nonostante tutto, la città non è ancora completamente in mano all’esercito russo.

Mosca vieta l’ingresso di Boris Johnson in Russia

Il ministero degli esteri russo ha reso noto che Mosca ha vietato l’ingresso del premier britannico Boris Johnson in Russia. Il divieto si estende anche ad altri membri del suo governo ed è arrivato a causa della posizione “ostile” di Londra nei confronti della Russia. Lo riferisce la BBC.

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