Ucraina, bombe a 20 km dalla Polonia ma Nato ribadisce: “Niente No Fly Zone”

Con l’attacco di domenica mattina al campo di addestramento militare distante pochi km da Leopoli, l’offensiva della Russia in Ucraina si è portata nelle immediate vicinanze della Polonia. E quindi dell’Unione europea e della Nato. Nonostante questo, però, la No Fly Zone continua a non rappresentare un’opzione per l’Occidente.

No Fly Zone: perché la Nato resta contraria

Lo conferma senza giri di parole il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, illustrandone al quotidiano ‘Welt am Sonntag’ i motivi. “Questo comporterebbe un attacco alle forze della Russia. Andremmo quindi incontro al rischio di uno scontro diretto e una escalation incontrollabile. Dobbiamo porre fine alla guerra in Ucraina, non allargarla“, ha affermato.

C’è poi un altro aspetto che inquieta non poco la Nato e in particolare l’Europa. Si tratta delle conseguenze di quanto affermato dal Cremlino, secondo cui gli Usa avrebbero gestito laboratori segreti in Ucraina per lo sviluppo di armi biologiche. “Si tratta di accuse false – ha affermato Stoltenberg –. Ma ora che sono state prodotte, dobbiamo essere vigili. Perché non è da escludere che sia la Russia a stare pianificando attacchi con armi chimiche“.

L’appello a Putin, i timori per l’Ucraina

Resta quindi l’appello a Vladimir Putin, per ora mai raccolto dal presidente della Russia. “Ponga fine a questa guerra. Ritiri le sue truppe in maniera integrale e si impegni nella diplomazia“, ha aggiunto il segretario generale Nato. Che ha ribadito il totale sostegno all’Ucraina, pur non raccogliendo il rinnovato invito del governo di Kiev ad approntare la fatidica No Fly Zone.

Stiamo assistendo con orrore al numero crescente di vittime civili. La distruzione operata dalle forze russe è insensata. Il popolo dell’Ucraina si sta difendendo, e resiste con coraggio e determinazione. Tuttavia è probabile che nei prossimi giorni il dolore crescerà ancora“, ha ammesso Stoltenberg. Ma nonostante la tensione sia ormai distante 20 km dai confini Nato, l’Occidente spera ancora di non dover passare a un contrattacco che avrebbe conseguenze terribili.

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