Gaza, si allarga il conflitto. I fronti aperti in Medio Oriente

Si fa sempre più concreto il rischio di un allargamento della guerra nella Striscia di Gaza a tutto il Medio Oriente. La crisi nell’enclave palestinese sta contagiando la regione con focolai che vanno dal Libano al Mar Rosso, a cui ora si sommano nuovi fronti in Siria e Iraq. Nella notte di martedì i Pasdaran iraniani hanno lanciato missili balistici su Erbil e Aleppo. Dunque un intervento diretto, in prima persona, e non per “procura” come accaduto finora attraverso gli alleati sparsi nell’area, dagli Hezbollah libanesi e ai ribelli Houthi yemeniti.

L’Iran attacca Iraq e Siria

Il raid dei Guardiani della rivoluzione iraniani su Erbil, capitale della regione autonoma del Kurdistan iracheno, è servito per mandare un segnale al nemico Israele e al suo alleato americano, che “creano insicurezza nella regione”. Teheran ha rivendicato di aver “distrutto uno dei principali quartier generali dello spionaggio del regime sionista (Mossad)”. L’obiettivo era “il centro per lo sviluppo di operazioni di spionaggio e la pianificazione di azioni terroristiche nella regione e soprattutto nel nostro amato Paese”, spiega un comunicato dei Pasdaran.

Le autorità locali hanno parlato di “almeno quattro civili” uccisi, tra cui il noto imprenditore dell’immobiliare Peshraw Dizayee e altri membri della sua famiglia. Una fonte della sicurezza irachena ha riferito all’Abc che le forze della coalizione anti-Isis di stanza nella regione – cui partecipa anche l’Italia – hanno abbattuto tre droni vicino all’aeroporto.

Razzi dal Libano a Israele
Razzi delle milizie libanesi di Hezbollah contro Israele | Foto ANSA – Newsby.it

Il primo ministro del Kurdistan iracheno Masrour Barzani ha respinto come “completamente infondata” la tesi di Teheran rimarcando come i raid iraniani abbiano colpito solo civili e abitazioni private. Questi attacchi non devono rimanere senza risposta”, ha detto dal World Economic Forum di Davos. Il governo centrale di Baghdad dal canto suo ha condannato “un’aggressione alla sua sovranità e al suo popolo”, convocando l’ambasciatore iraniano in Iraq e richiamando il proprio da Teheran. L’Iraq ha fatto sapere che porterà il dossier al Consiglio di sicurezza dell’Onu e ha annunciato una commissione d’inchiesta per dimostrare “all’opinione pubblica irachena e internazionale la falsità delle accuse dei responsabili di questi atti riprovevoli”.

In Siria le forze iraniane hanno preso di mira “i luoghi di raduno dei comandanti e dei principali elementi legati alle recenti operazione terroristiche, in particolare lo Stato Islamico“. Si è trattato in sostanza di “vendicare” il duplice attentato, rivendicato dall’Isis, che lo scorso 3 gennaio ha provocato quasi 100 morti a Kerman vicino alla tomba del generale Qassem Soleimani, ucciso dagli Usa quattro anni fa. Teheran ha minacciato nuove azioni “fino a quando le ultime gocce del sangue dei martiri non saranno vendicate”.

Mar Rosso, acque agitate: forniture di energia a rischio

Le acque del Mar Rosso intanto si fanno sempre più agitate, con gli Houthi yemeniti che continuano a prendere di mira le navi in transito. Dopo l’ennesimo attacco dei ribelli filo-iraniani, ieri Washington è andato al contrattacco colpendo postazioni di missili antinave in Yemen che rappresentavano “una minaccia imminente” per il traffico marittimo.

Non sono rassicuranti d’altra parte le parole di uno dei leader houthi, Ali al-Qahoum, intervistato dall’agenzia iraniana Irna. Lo Yemen, ha detto, si trasformerà in un “cimitero degli americani”. Le forze Usa “saranno sconfitte” e dovranno “lasciare la regione umiliati”. Poche ore dopo, la notizia di un mercantile Usa colpito da un missile balistico al largo dello Yemen, a sud-est della città portuale di Aden. Si tratta della Eagle Gibraltar, portainfuse di proprietà dell’americana Eagle Bulk. La nave non ha riportato feriti o danni e ha ripreso il viaggio.

Le Forze marittime combinate guidate dagli Stati Uniti con sede in Bahrein venerdì hanno avvertito tutte le navi di evitare lo stretto di Bab el-Mandeb, all’estremità meridionale del Mar Rosso. E così aumenta il numero delle petroliere che si tengono alla larga dal Canale di Suez, rotta strategica per il commercio mondiale. E con esse cresce il rischio di un stop alle forniture di greggio. Finora sono almeno 15 le navi cisterna che hanno deciso di allungare il percorso circumnavigando l’Africa per evitare il Mar Rosso, come mostrano i dati di tracciamento di Lseg e Kpler. Una deviazione che implica fino a 3 settimane di viaggio in più e fa lievitare i costi.

Se non bastasse, il Qatar ha sospeso l’invio di navi Gnl che trasportano gas naturale liquefatto attraverso lo stretto di Bab el-Mandeb dopo gli attacchi aerei guidati dagli Stati Uniti nello Yemen. Secondo Bloomberg, sono almeno cinque le petroliere fermate dallo scorso venerdì. Uno stop prolungato da parte del secondo fornitore di Gnl in Europa aumenta i rischi proprio mentre il clima invernale ha investito il Vecchio continente.

Guerra a Gaza
La guerra a Gaza | Foto ANSA – Newsby.it

Libano, botta e risposta tra Israele e Hezbollah

Proseguono anche gli attacchi al confine tra Israele e il Libano. Ieri lo Stato ebraico ha lanciato su Wadi Saluki, nel sud del Paese, quello che l’esercito di israeliano ha definito “uno dei maggiori attacchi condotti dall’inizio della guerra” contro i miliziani di Hezbollah, prendendo di mira in particolare le “infrastrutture terroristiche e i centri di comando operativi” del Partito di Dio alleato di Teheran. Domenica invece un missile anticarro lanciato dal Libano ha colpito una casa nel nord di Israele, uccidendo due civili.

Gaza, oltre 24mila morti

A Gaza intanto la guerra, giunta al giro di boa dei cento giorni, prosegue senza sosta, col numero dei morti che ormai avrebbe superato quota 24mila, secondo il ministero della Sanità della Striscia. Le vittime tra le file dell’esercito israeliano invece sarebbero 190. Sul fronte umanitario la situazione dell’enclave palestinese è sempre più critica mentre gli aiuti faticano a entrare nella Striscia. Lo denuncia l’Onu, secondo cui solo 7 delle 29 missioni in programma dall’inizio dell’anno sono andate a buon fine. A esacerbare il quadro, l’ennesimo blocco alle telecomunicazioni, che va avanti ormai da quattro giorni.

Da Bruxelles intanto arriva la notizia che il leader di Hamas a Gaza Yayha Sinwar è stato inserito nella lista dei terroristi dell’Unione europea, con le relative sanzioni. “Una decisione morale e giusta“, ha commentato il ministro degli Esteri israeliano Israel Katz, determinato a “sradicare le radici del male ovunque rialzi la testa”.

Resta ancora aperta la partita degli ostaggi nelle mani di Hamas. Ieri il kibbutz di Beeri ha confermato la morte dei suoi cittadini israeliani rapiti il 7 ottobre e comparsi negli ultimi video pubblicati dal movimento palestinese. Le immagini diffuse due giorni fa mostravano i corpi senza vita del 53enne Yossi Sharabi e del 38enne Itai Svirsky. I due sarebbero rimasti “uccisi nei bombardamenti israeliani” contro l’enclave palestinese, secondo quanto affermato nel filmato. Una ricostruzione smentita dall’esercito di Israele.

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