Il gruppo Wagner non combatterà più in Ucraina. Le possibili conseguenze della scelta

Se c’è una forza militare che i soldati della decima brigata dell’esercito ucraino, una delle più efficienti, temono di affrontare, quella è il gruppo Wagner, la compagnia di mercenari fondata da Yevgeny Prigozhin. Nel corso di una recente intervista con la giornalista Cecilia Sala, che ha inserito in un episodio del suo podcast “Stories”, vari esponenti dell’unità di fanteria hanno espresso timore all’idea di doversi confrontare di nuovo con gli uomini dell’ormai ex “chef di Putin”, paragonati persino a degli “zombie” inarrestabili e incapaci di provare paura. Un’iperbole, certo, che però aiuta a farsi un’idea precisa dell’efficienza del gruppo Wagner e della sua capacità di ottenere risultati concreti, anche contro militari ben organizzati come quelli della decima divisione.

Di fronte a questa situazione, appare logico ipotizzare che la scelta di non far combattere più il gruppo Wagner in Ucraina, annunciata nelle scorse ore da Mosca, possa avere delle conseguenze rilevanti sull’andamento del conflitto in Ucraina.

La scelta di fare a meno del gruppo Wagner

La scelta di impedire al gruppo Wagner di portare avanti la guerra in Ucraina per conto della Russia è senz’altro una conseguenza delle recenti azioni di Prigozhin, che hanno spezzato, forse in modo irreparabile, il legame di fiducia tra il Cremlino e la compagnia militare privata.

Il logo del gruppo Wagner
Immagine di pubblico dominio

D’altronde il governo era stato chiaro: se il gruppo di mercenari non avesse firmato il contratto finalizzato a legarlo all’esercito regolare di Mosca, “non avrebbe più preso parte all’operazione militare speciale e non ci sarebbero più stati finanziamenti o forniture, come ricordato di recente da Andrey Kartapolov, il presidente del comitato di Difesa della Duma.

I risultati ottenuti dai mercenari in Ucraina

Se da un lato la scelta del Cremlino è comprensibile, dall’altro rinunciare alla forza del gruppo Wagner potrebbe avere delle conseguenze negative sull’andamento del conflitto in Ucraina. I mercenari, infatti, hanno contribuito ad alcuni dei maggiori successi militari ottenuti finora, tra cui l’occupazione di Soledar, che a gennaio ha rappresentato il primo successo della Russia dopo mesi di sconfitte. La forza paramilitare ha anche giocato un ruolo cruciale nella lunga battaglia di Bakhmut, che ha portato alla distruzione di gran parte della città ucraina. Meno di recente, gli uomini di Prigozhin hanno preso parte alla strage di Bucha, mettendo in mostra la propria ferocia, anche nei confronti dei civili. Ma anche il gruppo militare più efficiente serve a poco se diventa incontrollabile e nel corso degli ultimi mesi i rapporti tra i mercenari e il Cremlino sono diventati sempre più tesi, fino a sfociare nella tentata marcia su Mosca del 24 giugno.

Ora la Russia dovrà appoggiarsi soprattutto al suo esercito regolare, che però si è dimostrato più volte in difficoltà contro le forze armate ucraine, che possono contare sull’appoggio di buona parte dell’occidente. Sarebbe azzardato lanciarsi in previsioni a lungo termine, ma non sembra eccessivo pronosticare che nelle prossime settimane Mosca possa incontrare alcune difficoltà a ottenere dei risultati concreti in Ucraina.

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