Russia-Ucraina: Mosca apre dopo i negoziati. Kiev: “Trattative difficili”

L’Occidente e il mondo intero tornano a sperare in una risoluzione pacifica della guerra tra Russia e Ucraina. Hanno avuto esito parzialmente positivo i negoziati fra le delegazioni di Kiev e Mosca, che questa mattina si sono incontrate a Gomel, in Bielorussia. Le parti si sono definitivamente congedate quando in Italia erano da poco trascorse le 17. Ciò che emerge è che le consultazioni riprenderanno nei prossimi giorni. Il secondo “round” si terrà al confine tra la Polonia e la Bielorussia.

Pace Russia-Ucraina: le condizioni di Putin

A presentare un primo aggiornamento delle trattative con l’Ucraina è stato il negoziatore russo Vladimir Medinsky. Citato da Interfax, ha riferito che sono emersi “alcuni punti su cui è possibile trovare un terreno comune. Ora le delegazioni attendono di ritrovarsi nei prossimi giorni.

Nel frattempo il presidente russo Vladimir Putin, ha esposto le sue condizioni per “sospendere tutti gli attacchi contro i civili e le abitazioni”. La fine del conflitto con l’Ucraina arriverebbe in presenza di una smilitarizzazione e denazificazione di Kiev. Che, contestualmente, dovrà anche porsi in una posizione di neutralità tra Nato e Cremlino. Putin avrebbe esposto tali condizioni a Emmanuel Macron, nel corso di una telefonata con il presidente della Francia durata circa un’ora e mezza.

Nel corso della giornata, poi, si sono verificati importanti sviluppi sull’asse tra Europa e Ucraina. Quest’ultima, tramite il suo presidente, ha ufficialmente chiesto l’adesione nell’Ue. Che per ora non è praticabile, ma nel corso del Consiglio europeo è emersa la volontà di sostenere Kiev contro la Russia anche tramite la fornitura di armi. “Questo fa cadere un nuovo tabù”, ha spiegato Josep Borrell.

Kiev parla di “negoziati difficili”

Su Twitter, Mykhailo Podolyak, il consigliere del presidente ucraino Zelensky, ha parlato di “negoziati difficili”. Ha aggiunto che “purtroppo la posizione russa è ancora estremamente parziale riguardo ai processi distruttivi che ha avviato”.

Chi ha partecipato al tavolo di Gomel

Della delegazione ucraina fanno parte il ministro della Difesa, Oleksij Reznikov, il leader del Partito del Popolo, David Arakhamia, il deputato Rustem Umerov, il consigliere Mykhailo Podoliak, il rappresentante per il Donbass Andryi Kostin e il vice ministro degli Esteri, Mykola Tochytskyi. Su richiesta dell’Ucraina, inoltre, sarebbe presente il presidente dimissionario del Chelsea, l’oligarca Roman Abramovich. Lo riferisce il Jerusalem Post.

In una nota, il governo di Kiev annuncia di aver chiesto il cessate il fuoco e l’immediato ritiro delle truppe russe dal Paese. Alla guida della delegazione russa c’è invece l’ex ministro della Cultura russo, Vladimir Medinsky, il vice ministro della Difesa, Alexander Fomin, quello degli Esteri, Andrei Rudenko, l’ambasciatore russo in Bielorussia, Boris Gryzlov, e Leonid Slutsky, capo della Commissione Esteri della Duma.

Negoziati Russia-Ucraina: i timori della vigilia

La buona riuscita del vertice non era cosa scontata. Basti pensare alle parole della vigilia del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che non ha preso parte all’incontro odierno al confine bielorusso. Ieri, in un video, ha infatti dichiarato: “Lo dirò con franchezza. Non credo molto all’esito di questo incontro, ma proviamoci. In modo che non si dica che io, come presidente, non ho cercato di fermare la guerra quando c’era una piccola possibilità”.

A fargli eco era stato anche il ministro degli Esteri dell’Ucraina, Dmytro Kuleba. “Ci incontreremo al confine e andremo lì per ascoltare cosa ha da dire la Russia. Non ci arrenderemo, non capitoleremo, non cederemo un solo centimetro del nostro territorio, questo non è l’obiettivo della nostra lotta”, ha affermato.

Ora il mondo torna a sperare

L’Occidente e il mondo intero torna ora a sperare in nessuna ulteriore escalation del conflitto. Anche in questo caso le premesse non erano delle migliori, viste le parole di ieri del presidente russo Vladimir Putin, che ha paventato l’utilizzo di armi nucleari: “Alti funzionari di grandi nazioni Nato si abbandonano a dichiarazioni aggressive sul nostro Paese. Per questo ho ordinato al ministro della Difesa e al capo di Stato maggiore di mettere le forze di deterrenza dell’esercito russo in regime speciale di servizio da combattimento”.

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