Crisi Russia-Ucraina, una guerra è già iniziata. Quella dell’informazione

Una guerra fra Russia e Ucraina è già iniziata: quella dell’informazione. O meglio, della disinformazione. Ne sono la riprova i lanci delle principali agenzie ucraine – quelle pro-Kiev da un lato e quelle filorusse dall’altro –, che da giorni sono protagoniste di un continuo rimpallo di responsabilità in merito agli scontri nel Donbass.

Crisi Russia-Ucraina, lo scontro attraverso i media

Ambo le parti forniscono infatti versioni altamente discordanti sulla paternità degli attacchi. La Donetsk News Agency, testata dell’omonima autoproclamata repubblica popolare, parla ad esempio di una serie di incursioni di squadre di sabotatori vicine a Kiev con l’intento di arrivare al confine russo.

Secondo l’agenzia queste sarebbero responsabili di circa 730 esplosioni a Donetsk e 674 a Luhansk nelle ultime 24 ore. Le azioni militari avrebbero anche causato vittime civili, oltre a gravi danni a importanti infrastrutture della zona, fra cui il blocco delle riserve idriche.

La testata dell’autoproclamato governo filorusso afferma poi che un sabotatore ucraino sarebbe saltato in aria alla stazione di Donetsk mentre piazzava una bomba. Di contro, i lanci delle agenzie vicine al governo di Kiev forniscono una ricostruzione dei fatti totalmente opposta.

Il governo di Kiev denuncia le fake news del Cremlino

Come riporta Ukrinform, infatti, l’esercito ucraino nega ogni coinvolgimento, parlando di “provocazioni” russe. Si tratterebbe, insomma, del tentativo di Mosca di creare un pretesto per l’invasione. L’agenzia attribuisce infatti a dei mercenari al soldo della Federazione Russa la paternità delle esplosioni avvenute nel Donbass.

Per la testata di Kiev, le forze di occupazione russe sarebbero responsabili di ben 80 violazioni agli accordi sul cessate il fuoco, con almeno 72 attacchi a colpi di mortaio e altre armi proibite dagli Accordi di Minsk. Negli scontri sarebbe infine rimasto ferito un soldato ucraino.

Nella querelle è intervenuto anche il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, che su Twitter ha smentito le presunte incursioni da parte di Kiev. Kuleba ha inoltre ribadito che il governo non ha in serbo alcun piano d’attacco, intimando a Mosca di fermare la sua produzione di fake news.

La propaganda di Mosca e la “controffensiva” americana

Ma la macchina della propaganda lavora a pieno ritmo anche lontano dal confine dell’Europa orientale. Ne sono un esempio i titoli di decine di testate russe notoriamente condizionate (se non addirittura controllate) dal Cremlino di Vladimir Putin.

Gli organi d’informazione russi dipingono infatti la Nato come il “nemico alle porte” e descrivono l’Ucraina come un Paese asservito agli Usa. Inoltre, parlano di “gruppi paramilitari di estrema destra” capaci di condizionare perfino l’operato del governo di Volodymyr Zelensky.

Di tutta risposta anche il presidente americano Joe Biden ha lanciato la sua controffensiva mediatica. Da tempo, infatti, Washington diffonde su base quotidiana i report dei servizi segreti sulla crisi ucraina. I quali, come dice il nome stesso, sarebbero in teoria degli atti segreti.

Documenti prontamente ripresi dai media statunitensi, che da giorni stanno assecondando la strategia comunicativa della Casa Bianca parlando di un’imminente invasione dell’esercito di Mosca. Ma qual è l’obiettivo di questo “eccesso” di trasparenza da parte di Biden?

Secondo diversi osservatori, sarebbe quello di mettere alle strette Putin, quasi “costringendolo” ad invadere l’Ucraina. Perché l’inizio del conflitto permetterebbe all’inquilino della Casa Bianca di godere di una maggiore credibilità sul piano internazionale, risollevandosi dopo il disastroso ritiro dall’Afghanistan.

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