Gas, rischio serio di blackout in Italia: “È il momento di razionare”

La situazione del gas in Italia si fa critica. Da un lato le autorità europee e il governo italiano escludono situazioni di emergenza energetica. Dall’altro i tagli improvvisi annunciati da Gazprom sulle forniture di gas verso l’Europa rischiano di abbattersi su famiglie e imprese già a partire dal prossimo luglio. Il colosso russo ha giustificato la riduzione prima del 40% e poi di un altro 30% come “problemi tecnici”.

Prima una turbina Siemens sul gasdotto Nord che sarebbe difficile da reperire per via delle sanzioni Ue contro la Russia. Poi un’altra che porterebbe a un taglio sulle forniture di gas per Berlino di 67 milioni di metri cubi. L’impressione del governo tedesco è che si tratti esclusivamente di una “decisione politica” del Cremlino, che un effetto concreto lo ha già ottenuto con il prezzo del gas alla borsa di Amsterdam che è tornato a sfiorare i 100 euro a megawattora.

L’Italia produce il 40% della propria energia elettrica dal gas

“La realtà è molto più cruda”. A tuonare è il presidente di Nomisma (una società di consulenza Strategica e Aziendale), Davide Tabarelli sulla Stampa. “Siamo in guerra, serve un piano di razionamento e la nostra sicurezza energetica è minacciata”. Con i prezzi dell’energia già in aumento da settimane, le previsioni per l’estate già allarmano in attesa delle tariffe trimestrali che l’Arera dovrà applicare per le bollette di luce e gas dal 1° luglio. Considerando poi che l’Italia produce il 40% della propria energia elettrica dal gas, gli aumenti anche sulla bolletta della luce sono praticamente automatici. Dopo la riduzione del 10% applicata dal governo sulle bollette lo scorso aprile, per i prossimi mesi i provvedimenti del governo rischiano di essere insufficienti.

Un provvedimento indispensabile, spiega Tabarelli, per evitare gli aumenti previsti nei prossimi mesi. Rincari che si abbatteranno anche sui beni di consumo, come avverte il delegato per l’energia di Confindustria, Aurelio Regina: “Gli aumenti hanno già raggiunto livelli insostenibili che determineranno per il manifatturiero italiano un costo superiore a 50 miliardi di euro.

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