Ucraina, il monito degli esperti: “Campagne vaccinali anti Covid per profughi”

Una “tragedia nella tragedia”. Con queste parole alcuni esperti lanciano l’allarme sulla circolazione del Covid-19 fra i profughi in fuga dalla guerra in Ucraina. Tema, quest’ultimo, su cui ci si sta iniziando a interrogare nelle ultime ore con l’intensificarsi degli arrivi in Italia dall’Est Europa.

Il popolo ucraino è infatti tra quelli meno vaccinati del continente europeo. Lo certifica Our World in Data, che cita i dati forniti dal Ministero della Salute di Kiev aggiornati al 23 febbraio, il giorno che precede l’annuncio del presidente russo Vladimir Putin dell’avvio di un’operazione militare nel Paese. In Ucraina è vaccinato contro il Covid solo il 36,19% della popolazione. Hanno infatti ricevuto almeno una dose 15.729.617 persone su un totale di 43.466.822 abitanti complessivi.

Ucraina, Ricciardi: “Servono grandi campagne vaccinali per i profughi”

A condividere l’urgenza è anche Walter Ricciardi, consulente del ministro della Salute, Roberto Speranza. Intervistato da Rai News 24, ha affermato che la sicurezza anti Covid in Italia si può conciliare con l’accoglienza dei profughi ucraini “con grandi campagne vaccinali all’arrivo, naturalmente se possibile nei punti di transito”. “Queste popolazioni sono scarsamente vaccinate – ha aggiunto –. Succede in Russia, ma succede in generale in tutti i Paesi dell’Est, dove la percentuale di copertura non supera il 60%, quindi è chiaro che c’è bisogno di cautela”.

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Walter Ricciardi | Foto Newsby

In Ucraina il vaccino più somministrato è Johnson & Johnson, seguito da Moderna, AstraZeneca, Pfizer e dal cinese Sinovac. Ma, se paragonato a quello europeo, il tasso di copertura vaccinale ucraino è poco superiore alla media continentale (67,73%). La media dei Paesi membri dell’Unione europea – in cui il presidente ucraino Volodymyr Zelensky punta ad entrare – è del 75%. Per Ricciardi, la guerra “è una tragedia che si aggiunge alla tragedia, perché noi sappiamo che il virus continua a circolare praticamente incontrastato in quei Paesi”.

Da qui il monito dell’esperto: “C’è bisogno di proteggere innanzitutto loro e poi naturalmente anche noi per evitare di rimettere in circolazione il virus in maniera ancora più forte di quanto in questo momento sia in Italia; dove circa cinque milioni di persone ancora non sono vaccinate”.

Ma in Italia c’è già chi ha adottato le prime contromisure. Ne è un esempio il centro vaccinale allestito alla Stazione Termini di Roma grazie alla collaborazione fra l’Asl Roma 1 e Croce Rossa Italiana. L’hub è inoltre abilitato al rilascio dell’Stp, il Codice per straniero temporaneamente presente, affinché chi arriva dall’Ucraina possa avere accesso ai servizi sanitari.

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“Abbiamo un medico, due amministrativi e due mediatrici di lingua ucraina – ha commentato il dottor Giancarlo Santone, direttore del Centro di salute per migranti forzati della Asl Roma 1 –. Arriveranno tante persone e ci siamo attrezzati in tempo per rispondere ai loro bisogni”. La mediatrice culturale Yana Skulevych ha invece descritto lo stato d’animo di chi arriva: “Sono spaventati, spesso le donne si trovano da sole e sono stanche”.

Ne è un esempio la storia di Nataliia Haieva, profuga ucraina arrivata oggi nella Capitale da Kolomyja, città di 60mila abitanti nell’Ovest del Paese. “Siamo arrivati in Romania dove abbiamo incontrato dei volontari che ci hanno dato dei soldi e ci hanno portato fino a Budapest, poi da lì in treno siamo arrivati a Vienna e poi qui. Il viaggio è durato tre giorni. Mio marito e altri miei figli sono rimasti in Ucraina, voglio tornare lì anche io per aiutare l’esercito e il mio Paese”, ha raccontato.

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Nataliia è giunta a Roma insieme a due figli e due nipoti e si è diretta all’hub vaccinale alla Stazione Termini per il rilascio dell’Stp. La cugina di Nataliia, Oleksandra Skrypnyuk, ha aggiunto: “Oggi dovrebbe arrivare anche mia sorella con due bambini più piccoli. Non pensavo che ci fosse tanto affetto, tutti cercano di aiutarci”.

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