Torna la Dad, il racconto di Julio:
“I politici? Un po’ disordinati”

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“Alla Didattica a distanza darei un 6 e mezzo. Così Julio, studente dell’Istituto Majno di Milano, valuta la Dad dopo il nuovo Dpcm che obbliga nuovamente le scuole secondarie di primo grado, ad eccezione delle prime classi, alle lezioni da casa. Un voto sufficiente e ben ragionato da parte un ragazzo che, seppur molto giovane, mostra già grande equilibrio nel suo giudizio: “Capisco le persone costrette a decidere sulla scuola cercando di non scontentare nessuno”.

“Chiedere aiuto a chi ha più esperienza, non per forza ai vertici”

“Onestamente mi aspettavo di tornare alla Didattica a distanza – dice il giovane studente di seconda media -. Io non mi azzardo a dire che la politica è tutta sbagliata e ha preso decisioni sbagliate, né che è perfetta e ha fatto tutto bene. Parlo in base a ciò di cui sono stato informato: la politica nei nostri confronti è stata un po’ disordinata, non dico che abbia agito male”.

Julio è molto giovane, ma ha le idee chiare su cosa avrebbe fatto per contrastare l’emergenza coronavirus, soprattutto nel settore scolastico: “Avrei chiesto aiuto a molti specialisti, direttamente ai medici però. Di solito quelli che stanno al vertice sono quelli che vivono di meno queste esperienze, al contrario di chi le vive ogni giorno e sa cosa vuol dire”.

“Stop alla Dad solo se i casi diminuiscono”

“Mi metto nei panni dei politici, capisco che sia difficile decidere se mandare tutti quanti in Didattica a distanza – afferma ancora Julio -. Secondo me provano a dare il meglio, almeno alcuni perché ci sono sempre delle eccezioni. Magari ci possono essere soluzioni migliori, che possono essere studiate ascoltando le persone con più esperienza”.

La voglia di tornare sui banchi di scuola, assieme ai propri compagni di classe, non manca. Così come non manca il senso di responsabilità in un momento così complicato. “Se scendessero i casi, se ci fossero le condizioni ideali, assolutamente, sarei molto contento di tornare – dice Julio -. Vorrei che ci fossero sempre meno casi al giorno, per poter andare a scuola”.

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