Scuola, a Milano campanella suona in un liceo deserto: “Basta scuse”

[scJWP IdVideo=”tVWKjFlw-Waf8YzTy”]

La campanella suona programmata come tutti i giorni al liceo scientifico statale Einstein di Milano. Al suo richiamo però, non accorre nessuno. Solo aule vuote, banchi spogli e corridoi deserti. Fuori dal cancello dell’istituto, invece, gli studenti e i professori fanno lezione, all’aperto, per chiedere alle Istituzioni di ridare “priorità alla scuola“.

Gli studenti alle istituzioni: “Chiediamo più impegno”

L’appello degli studenti di Milano è chiaro: “Lo facciamo per chiedere alle istituzioni un maggiore impegno. Non per una riapertura arbitraria, ma per una riapertura anche parziale, in sicurezza. Che possa permettere alla scuola di svolgere la sua funzione al 100%. E stiamo parlando di una funzione non solo didattica, ma anche educativa“.

E i ragazzi, comunque presenti al liceo Einstein di Milano ma all’esterno dell’edificio, spiegano: “Lanciamo un messaggio, che la scuola diventi finalmente una delle priorità durante questa emergenza. Perché è stata un po’ trascurata. Durante la prima ondata la scusa era l’inesperienza, nella seconda non ci sono scuse. Ci hanno fatto fare lezione a distanza, facendoci rinunciare a un grande pezzo di scuola che è la socialità. In quattro mesi non hanno risolto i problemi“.

Scuola in crisi: la voce dei professori

Una problematica che attraversa tutto il mondo della scuola. Perché anche i professori hanno notato le difficoltà crescenti degli alunni in questi mesi. “Ci sono errori diffusi. I ragazzi stanno facendo molta fatica. Non seguono, e quindi c’è un notevole calo del rendimento scolastico. Perché noi non abbiamo un riscontro di quello che fanno, quindi andiamo avanti ma è sicuramente più complesso. Il rendimento è calato per tutti“, spiega la docente di storia dell’arte del liceo.

Una tristezza che dura da troppo tempo, che si sta prolungando e che ci spinge a reagire. Non possiamo accettare passivamente questa chiusura, che comincia ad essere ingiustificata. Soprattutto se guardiamo ad altri Paesi europei. Non abbiamo visto una volontà di trovare una strategia per la scuola. Ed è per questo che siamo qui. È una reazione a questa mancanza di azione e di strategia da parte del governo, delle autorità regionali e di quelle provinciali“, testimonia invece Patrizia Zambetti, insegnante di inglese. Altra voce di un mondo che si sente isolato e inascoltato.

Impostazioni privacy