La Francia nega l’estradizione a 10 ex Br. Le ragioni della scelta

Non potranno tornare in Italia ed essere processati i dieci militanti di estrema sinistra, molti dei quali ex Br, di cui era stata chiesta l’estradizione alla Francia. La Corte di Cassazione francese ha respintoi ricorsi presentati dal procuratore generale contro le decisioni della Corte d’appello, ritenendo che i motivi addotti dai giudici, che discendono dal loro apprezzamento sovrano, sono sufficienti”. La Cassazione ha aggiunto che “il parere sfavorevole sulle richieste di estradizione è, in considerazione di ciò, definitivo”.

Martelletto da giudice
Foto | Pixabay @Arek Socha

La decisione della Corte di Cassazione

Non si tratta di una decisone inaspettata, perché il tribunale francese aveva negato l’estradizione degli ex terroristi già lo scorso 29 giugno. La scelta era stata motivata dalla presidente della Chambre de l’Instruction parlando della necessità di rispettare la vita privata e familiare degli ex terroristi, oltre al diritto a un processo equo, come previsto dagli articoli 8 e 6 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. La decisione era però stata contestata da Emmanuel Macron, il presidente della Repubblica, che aveva sottolineato l’importanza di permettere a un tribunale italiano i crimini commessi dai militanti di estrema sinistra. Rémy Heitz, il procuratore generale della Corte d’appello di Parigi, aveva quindi presentato un ricorso alla Corte di Cassazione e contestato la presunta violazione della vita privata e familiare degli imputati.

Gli ex Br coinvolti

Tra i terroristi di cui è stata rifiutata l’estradizione c’è anche Giorgio Pietrostefani, ex membro di Lotta Continua condannato a 22 anni di reclusione per l’omicidio del commissario Calabresi (di cui era uno dei mandanti). Non mancano sei ex militanti delle Br: Giovanni Alimonti, che deve scontare 11 anni di carcere per banda armata e associazione terroristica, Roberta Cappelli, con alle spalle una condanna all’ergastolo, Marina Petrella e Sergio Tornaghi, anche loro condannati al carcere a vita, Maurizio Di Marzio, che deve scontare cinque anni per tentato sequestro dell’ex dirigente della Digos di Roma Nicola Simone ed Enzo Calvitti, condannato a 18 anni, 7 mesi e 25 giorni di reclusione, oltre a 4 anni di libertà vigilata, per i reati di associazione sovversiva, banda armata, associazione con finalità di terrorismo e ricettazione d’armi.

Giorgio Pietrostefani
Giorgio Pietrostefani (a destra) – Foto di pubblico dominio

L’elenco include anche l’ex militante di Autonomia Operaia Raffaele Ventura, l’ex militante dei Proletari armati per il comunismo (Pac) Luigi Bergamin e l’ex membro dei Nuclei armati contropotere territoriale Narciso Maneti.

Lo sdegno dei parenti delle vittime

Adriano Sabbadin, figlio di Lino, il macellaio ucciso nel 1997 i Veneto ad opera dei Proletari Armati di Cesare Battisti, ha espresso il proprio sdegno per il rifiuto della Cassazione francese all’estradizione dei 10 ex Br. “Sono dei disgraziati, perché non c’è giustizia così! È tuttavia una decisione che ci aspettavamo dalla Francia. Ci dicano allora, i giudici, quali sono i colpevoli? Ci sono dei morti sulla coscienza di queste persone”.

Anche Alberto Di Castaldo, figlio del maresciallo Francesco ucciso a Milano dalle Br il 20 aprile 1978, ha espresso una posizione simile. “Ormai sono passati più di 47 anni, la pena in sé mi interessa solo fino a un certo punto. Trovo anche giusto ciò che ha fatto la Cassazione francese. Bisogna ragionare dei termini di restituire un po’ di verità sule vicende: la vera partita non è l’estradizione, quanto misurare se queste dieci persone daranno un contributo per capire quanto è successo in quegli anni”.

Anche per il giornalista Mario Calabresi, figlio del commissario Luigi assassinato nel ’72, “era un’illusione aspettarsi qualcosa di diverso”. Ha però evidenziato un dettaglio “fastidioso e ipocrita”: “La Cassazione scrive che i rifugiati in Francia si sono costruiti da anni una situazione famigliare stabile e quindi l’estradizione avrebbe provocato un danno sproporzionato al loro diritto a una vita privata e famigliare. Ma pensate al danno sproporzionato che loro hanno fatto uccidendo dei mariti e padri di famiglia. E questo è ancora più vero perché da parte di nessuno di loro c’è mai stata una parola di ravvedimento, di solidarietà o di riparazione”.

Impostazioni privacy