Insetti, l’Italia sarà mai pronta per il cosiddetto “cibo del futuro”?

È ormai da anni che si parla degli insetti come ipotetico “cibo del futuro”, soprattutto per merito del loro basso impatto ambientale e dell’elevato contenuto di proteine, paragonabile a quello della carne e del pesce. Tuttavia, ogni volta che si accenna anche solo alla lontana al discorso le reazioni sui social sono sempre le stesse: commenti indignati, emoji che vomitano, paragoni con Paesi percepiti come meno civilizzati e dita puntate verso una presunta volontà di sradicare tradizioni secolari. C’è da stupirsi? Forse no, perché dopotutto il consumo di insetti come cibo non fa parte della cultura italiana. Eppure questa reazione “di pancia” arriva con violenza anche di fronte a proposte più moderate, come l’eventuale uso di farine a base di larve del miele o grilli, che hanno l’enorme pregio di avere un impatto visivo molto meno fuori dall’ordinario.

Lo “scandalo” Barilla

Fondazione Barilla ha imparato a sue spese quanto l’Italia sia ancora ben lontana dall’accettare i prodotti a base di insetti. Di recente ha caricato sulla sua pagina Facebook un video nel quale il comico e presentatore Carmine Del Grosso ha parlato, molto in generale, di questa possibilità. Ha specificato che gli insetti non vengono mangiati solo in Asia o in Africa, come si potrebbe erroneamente pensare, ma anche in Paesi europei come l’Olanda e la Danimarca.

Il video, che voleva solo informare sulla questione in modo divertente, è stato subissato di critiche e commenti indignati. Molti utenti l’hanno interpretato in modo errato, pensato che Barilla avesse intenzione di proporre una linea di pasta a base di insetti. Per difendersi almeno in parte dallo tsunami, la compagnia ha rimosso il video e ha chiarito di non avere piani in tal senso. “La pasta Barilla continua a essere prodotta con grano duro 100% italiano”, si legge nella smentita.

Insetti come cibo, perché tanta ritrosia in Italia?

In realtà non tutti gli italiani sarebbero così contrati all’idea di provare a mangiare dei cibi a base di insetti. Certo, la maggior parte delle persone continua a esprimere la propria repulsione nei confronti di questa prospettiva (basta farsi un giro nelle sezioni commenti dei post relativi al tema per rendersene conto), ma c’è anche chi ha dimostrato maggiore apertura. Da un’indagine di Doxa del 2018, per esempio, è emerso che quattro italiani su dieci sarebbero disposti a provare il “cibo del futuro”. I più propensi a dare una chance a questi alimenti sono i giovani tra i 18 e i 35. Per il 63% degli over 65, invece, è impossibile che gli insetti vengano accettati come cibo in Italia.

Questo parere è predominante anche in altri Paesi europei, come l’Olanda. Uno studio condotto lì indica che le due barriere più difficili da superare quando si parla di insetti come cibo sono il “tabù” e il “disgusto”. Anche la comunicazione è essenziale per cambiare il modo in cui i consumatori guardano a questa insolita fonte di proteine. Fondazione Barilla ci ha provato, ma forse i tempi non sono ancora maturi.

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