Covid, quanto guadagnano i laboratori privati con i tamponi molecolari?

Il proliferare dei laboratori privati per processare i tamponi molecolari ha certamente rassicurato i cittadini, soprattutto nei primi mesi di pandemia. Del resto, questo era l’unico test per il virus: per quanto a pagamento, infatti, chiunque avrebbe potuto accedere alla diagnosi. E in tempi ben diversi da quelli pubblici, tuttora lunghissimi. Ma, altrettanto certamente, il servizio è stata una ghiotta occasione di business.

Già nel 2020 il Codacons, che ora chiede al governo tamponi gratuiti o a metà costo, anche per frenare la speculazione, si rivolse alla Procura di Roma per i prezzi esorbitanti di molte strutture (fino a 170 euro). Tanto che la Regione Lazio impose tariffe calmierate di 60 euro. Ma con il Green Pass, che ha obbligato a tamponi regolari a prescindere dallo stato di salute, solo per poter vivere il quotidiano, l’affare è esploso. Ma quanto guadagnano i vari centri dopo più di due anni di pandemia?

La crescita esponenziale dei laboratori privati per processare i tamponi molecolari

Da 77 laboratori iniziali, tutti pubblici, si è passati ai 731 attuali. Oltre la metà privati. Dalla prima circolare ministeriale su dove sottoporsi a “diagnosi molecolare” (20 marzo 2020) a oggi (i dati sono del 19 aprile), le strutture italiane autorizzate ai tamponi molecolari sono decuplicate, grazie principalmente ai privati. Il loro ingresso, in quello che si rivelerà un grande business, si era reso necessario già a inizio pandemia. Dopo la circolare del 3 aprile 2020, altri laboratori vennero individuati. Ed è così che nascono i primi drive-in e gli hub: centri analisi, ambulatori, cliniche si attrezzano per farsi accreditare dalle Regioni e si moltiplicano. A volte neppure in linea con i contagi (e quindi i bisogni) dell’area.

Un'infermiera
Foto | Unsplash

L’esempio più eclatante è la Sicilia. Solo 3 laboratori iniziali, ora è prima per numero di strutture: 215, una ogni 22.000 abitanti, e quasi tutte private. Per un confronto: in Veneto, stessa popolazione (4,8 milioni di residenti), i laboratori autorizzati sono solo 38, ovvero uno ogni 126.000 abitanti; in Lombardia 85 (uno ogni 116.000); in Piemonte 29 (uno ogni 153.000). Molti meno che anche in altre zone del Sud, come la Calabria (24 strutture, cioè una ogni 75.000 abitanti) e, soprattutto, la Puglia (91, una ogni 43.000).

In ogni caso, per una stima di quanto hanno guadagnato i laboratori privati accreditati con i tamponi molecolari, prendiamo come esempio il picco del 25 gennaio: 258.665 molecolari su 1.400.000 tamponi totali (fonte Lab24). Ipotizzandone una metà a pagamento, a 60 euro in media, il volume d’introiti avrebbe toccato gli 8 milioni di euro in un solo giorno, da distribuire tra i circa 400 laboratori privati accreditati. Moltiplichiamo queste cifre per mesi e possiamo capire di quale giro d’affari parliamo.

Una mascherina anti Covid
Foto | Pixabay KlausHausmann

Nel frattempo, siamo quasi arrivati a maggio del 2022. Si sta sostanzialmente dando l’imminente addio al Green Pass e, in larga misura, anche all’uso della mascherina anche al chiuso. Dopo 26 mesi ininterrotti di emergenza Covid si comincia seriamente a tirare un sospiro di sollievo. In tutto questo, non è neanche escluso che ci possa essere una drastica riduzione di processamenti di tamponi: sia antigenici sia molecolari. Un po’ perché non serviranno più (dal punto di vista legislativo) per potere accedere in certi luoghi, un po’ perché la paura di essere contagiati è decisamente ormai superata.

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