Coronavirus, senzatetto accampati a Torino sotto il Comune: “Abbandonati”

Nessuno si è presentato dal Comune, dall’Asl, nessuno è venuto a vedere la situazione e a proporre soluzioni. Sono completamente abbandonati, durante un’emergenza sanitaria gravissima“. A parlare è Chiara Fiore, una delle tante persone che sotto al Comune di Torino stanno aiutando i senzatetto sfrattati dalla struttura che li ospitava in piazza D’Armi e rimasti senza un alloggio in piena emergenza Coronavirus.

Il silenzio delle istituzioni

La cittadinanza si sta mettendo a disposizione di chi in epoca di Coronavirus è stato particolarmente sfortunato. La loro denuncia, però, è quella di essere scarsamente aiutati dalle istituzioni. “Il Comune ha rifiutato qualunque interlocuzione“, aggiunge l’avvocato Gianluca Vitale. “Abbiamo scritto e-mail, abbiamo scritto Pec. Quindi abbiamo chiesto di interloquire con gli uffici comunali, l’assessorato, la sindaca o gli uffici che si occupano di queste vicende“.

Abbiamo anche tentato di contattare i servizi sociali. Non ci sono mai state risposte – aggiunge –. L’unica interlocuzione che abbiamo potuto avere è stato con le istituzioni statali. La Prefettura e la Questura, infatti, in qualche modo si sono rese conto che c’era un problema e hanno messo in campo quello che potevano per aiutare queste persone“.

Coronavirus: chi è rimasto senza casa

La situazione dei senzatetto è allarmante, per l’emergenza dovuta al Coronavirus ma anche per motivi oggettivi. Lo spiega ancora Chiara Fiore: “Qui ci sono 35, 40 persone. Altrettante sono rimaste in piazza D’Armi. La situazione sanitaria è complessa. Sono state controllate le condizioni di salute e stavano tutti bene, ma non abbiamo accesso a bagni pubblici e acqua“.

L’avvocato Vitale inquadra poi le diverse situazioni personali di chi è rimasto senza un alloggio: “Sono persone semplicemente in difficoltà. Parliamo di italiani e stranieri. Italiani, anche anziani con patologie, in certi casi già seguiti dai servizi sociali. I cittadini stranieri sono in Italia da anni, alcuni con la carta di soggiorno, altri con permessi di lavoro, altri ancora rifugiati, qualche irregolare“.

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