WhatsApp, i nuovi termini di servizio spingono i download di Telegram

I nuovi termini di servizio di WhatsApp, che introducono importanti modifiche a livello di privacy, si sono rivelati un boomerang per l’app di messaggistica istantanea. Sono numerosi, infatti, gli utenti che hanno scelto di non accettarli e affidarsi ad altre applicazioni, come Telegram e Signal. Proprio queste due app, come riportato da AndroidPolice, hanno riscontrato un importante incremento in termini di download negli ultimi giorni.

L’aumento dei download di Signal e Telegram

Sullo store italiano di iOS, Signal e Telegram occupano, rispettivamente, la seconda e la terza posizione tra le applicazioni più scaricate. In altri mercati (come gli Stati Uniti, il Regno Unito e la Francia), invece, hanno raggiunto i primi due posti del podio, lasciando WhatsApp sul gradino più basso. Si tratta di un chiaro segnale di quanto l’utenza abbia poco digerito la decisione di Facebook di imporre l’accettazione dei nuovi termini di servizio per continuare a usare l’app. Chi non li approva, infatti, non può fare altro che eliminare il proprio account.

I nuovi termini di servizio di WhatsApp

Dall’8 febbraio entreranno in vigore delle importanti modifiche a livello di privacy. Il cambiamento più importante riguarderà la condivisione dei dati dell’utente con Facebook, che li utilizzerà per determinati servizi a scopo commerciale. Inoltre, verrà cambiato anche il modo in cui WhatsApp elaborerà le informazioni personali degli utenti. Negli ultimi giorni, Facebook ha sottolineato che questi cambiamenti non riguarderanno l’Europa, dov’è in vigore il GDPR.

La frecciatina di Skype a Facebook

Anche Skype ha approfittato del malcontento degli utenti nei confronti dei nuovi termini di servizio di WhatsApp per proporsi come alternativa all’app di messaggistica. Tramite un tweet, pubblicato con un tempismo impeccabile, l’account ufficiale del servizio ha ricordato che “Skype rispetta la tua privacy. Ci impegniamo a mantenere i tuoi dati personali privati e a non venderli alle terze parti”.

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