Uova senza gallina, ora si può: il progetto vale 10 milioni di euro

Per fare un tavolo ci vuole il legno. Per fare il legno ci vuole l’albero“, e così via fino al fiore. Forse è uno dei primi insegnamenti che ogni bambino d’Italia apprende sin dal 1974, quando Sergio Endrigo cantò la filastrocca di Gianni Rodari. Si tratta delle leggi della natura, come quella che ci insegna che per avere le uova serve una gallina. Ebbene, da oggi questa legge della natura potrebbe essere superata.

Chi ha pensato alle uova senza galline e gli obiettivi

Merito della Onego Bio, una startup finlandese che ha trovato un modo di produrre uova senza dover ricorrere alle galline. Lo scopo della ricerca è evidente: fornire comunque all’umanità una delle proteine animali più diffuse del Pianeta, aiutando però l’ambiente. E, soprattutto, proteggendo il mondo animale. E anche l’uomo, esposto ciclicamente a possibili malattie.

Onego Bio è una nuova divisione dello spin off di agricoltura cellulare del VTT Technical Research Centre a Espoo, in Finlandia. Il punto forte del suo studio verte nella produzione di ovoalbumina, la proteina contenuta all’interno degli albumi delle uova. Ebbene, per produrla si utilizza una tecnologia chiamata Trichoderma, già collaudata a livello commerciale. E che non richiede l’allevamento (spesso tutt’altro che ecocompatibile) delle galline.

Un progetto ambizioso e ecocompatibile

Ciò che Onego Bio fa è utilizzare microrganismi e bioreattori in alternativa al tradizionale allevamento di animali, che nel corso dei secoli ha visto le galline sempre più maltrattate. Ma con questa tecnologia si ottengono le uova, o per essere più precisi l’ovoalbumina, grazie a un processo di fermentazione di precisione e mezzi di agricoltura cellulare. Una lavorazione che somiglia molto a quella con cui si produce la carne vegana. Ma non solo.

Il metodo può essere paragonato alla produzione di birra, in cui il microrganismo viene alimentato con zucchero per produrre alcol“, spiegano da Onego Bio nel sito della start up. Intanto il primo obiettivo è produrre polvere di bioalbumina, da utilizzare per la panificazione o l’industria dolciaria. Ma che in futuro potrebbe diventare anche un integratore proteico. Il progetto sarà sovvenzionato da 10 milioni di euro di finanziamento già garantiti da venture capital di vario tipo. “Vogliamo ripensare le uova, e fornire un accesso sano a una deliziosa alternativa. Che non contempli gli animali“, ha spiegato Maija Itkonen, CEO della startup.

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