Perché Elon Musk ha sospeso i profili di vari giornalisti?

Da paladino della libertà di espressione a censore? Sembrerebbe questa la strada intrapresa da Elon Musk, miliardario e proprietario di Twitter da fine ottobre. A novembre aveva promesso che non avrebbe mai bannato @ElonJet, l’account che per mesi ha monitorato gli spostamenti del suo jet personale, basandosi su informazioni di pubblico dominio, ma ora ha deciso di rimangiarsi la parola data, introducendo sul social una nuova regola che proibisce il tracciamento in tempo reale di chiunque.

Dietro a questa svolta improvvisa sembrerebbe celarsi la volontà di proteggere la propria famiglia. Musk, infatti, ha raccontato che “uno stalker pazzo” avrebbe cercato di pedinando, finendo però per seguire un’auto sulla quale c’era suo figlio (X Æ A-12). Anche se non sembra esistere un collegamento diretto tra @ElonJet e questo evento spiacevole, il miliardario avrebbe comunque deciso di rimuovere l’account, forse per precauzione.

Sospesi gli account di almeno nove giornalisti

Inoltre, giovedì 15 dicembre il magnate ha anche sospeso gli account di almeno nove giornalisti che in passato erano stati critici nei suoi confronti. Come riferito dalla CNBC, la lista include Micah Lee, del The Intercept, Matt Binder, di Mashable, Ryan Mac, del New York Times, Donie O’Sullivan della CNN, Drew Harwell, del Washington Post, Steve Herman, di Voice of America, e i giornalisti indipendenti Aaron Rupar, Keith Oldbermann e Tony Webster. Come riferito da Musk, i loro account resteranno sospesi per “svariati giorni”.

Le due azioni potrebbero sembrare scollegate, ma l’imprenditore Mike Solana ha evidenziato che tutti i cronisti coinvolti avevano pubblicato dei contenuti che rimandavano al profilo Mastodon di @ElonJet. Lo stesso Musk avrebbe confermato questa ipotesi, rispondendo così ai tweet di Solana: “Le regole sul doxing (pratica che consiste nel diffondere online informazioni private, ndr) valgono anche per i giornalisti”. “Criticarmi per tutto il giorno va bene, ma non diffondere informazioni in tempo reale sul luogo in cui mi trovo e mettere in pericolo la mia famiglia”, ha aggiunto. Anche i giornalisti che hanno cercato di aggirare il divieto postando link agli account di @ElonJet presenti su altri social media sono stati sospesi.

Musk ha bannato anche il profilo Twitter di Mastodon

Musk ha poi bannato anche il profilo Twitter di Mastodon, piattaforma considerata da molti una possibile alternativa al social. Anche in questo caso “la punizione” sembrerebbe legata alla condivisione dei post di @ElonJet.

Le regole sul doxing valgono davvero per tutti?

In un’email inviata a The Verge, Ella Irwin, la responsabile della moderazione dei contenuti di Twitter, ha spiegato che la nuova regola sul doxing è stata introdotta mercoledì e si applica a ogni contenuto, anche esterno al social, che permetta di ottenere informazioni in tempo reale sulla posizione di un utente. È però curioso notare come lo stesso Musk abbia violato la regola poco dopo averla creata. Il magnate, infatti, ha condiviso un video nel quale è ben visibile la targa dello stalker che avrebbe seguito suo figlio. Avrebbe potuto limitarsi a rivolgersi alle forze dell’ordine e invece ha preferito usare la piattaforma per farsi “giustizia” a modo suo.

Questo abuso di potere indica una crescente disparità tra il proprietario del social e l’utenza, che di punto in bianco rischia la sospensione per regole che fino a un minuto prima non esistevano. Musk si è messo al centro della scena, anche tramite dei sondaggi tramite cui affida ai suoi follower decisioni che dovrebbero essere prese da personale qualificato, e non tutti sembrano aver apprezzato questo cambio di rotta. Le stime fatte da Insider Intelligence indicano che Twitter rischia di perdere più di 32 milioni di utenti nel corso dei prossimi due anni, diventando ancora meno interessante per gli inserzionisti (che hanno già iniziato ad andarsene in massa).

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